Ottanta milioni di libri venduti nel mondo e due serie Netflix in arrivo - Missing You e Run Away – tagliando il traguardo delle dieci produzioni streaming tratte dai suoi romanzi. Il 62enne...
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In America è uscito “Think Twice” e in Italia è appena stato pubblicato “Presunta scomparsa”, l’esordio del suo personaggio. Ce ne parla?
«Myron è la mia versione di un detective classico nei panni di un procuratore sportivo. È un poliziesco vecchia maniera, un omaggio allo stile hard-boiled di Raymond Chandler. Agli scrittori non piace ammetterlo, ma quando ho creato Myron l'ho basato su me stesso, un uomo leale che era un atleta al college e sogna di sposarsi e trasferirsi in una casa nella periferia americana con tanto di staccionata bianca, giocando a basket in giardino con i propri figli e cose del genere, tutto perché è rimasto orfano presto».
I libri non scadono mai?
«Lo ammetto, per quanto riguarda Presunta scomparsa, sono un po' nervoso. Sono davvero passati 30 anni? Ma ne vado fiero, volevo un tipo di intreccio come Un inganno di troppo, The Stranger, Ovunque tu sia, Svaniti nel nulla, quelli che hanno ispirato le serie su Netflix. Libro dopo libro Myron invecchia e cambia, in quello appena uscito in America è un cinquantenne e senza fare spoiler, le cose sono andate diversamente dai suoi auspici».
A proposito, su Netflix c'è la collezione di Harlan Coben con ben otto trasposizioni dei suoi romanzi. Qual è il segreto del suo successo?
«Me lo dica lei! Io voglio scrivere libri che non si possono mettere giù, quelli che inizi e dici “ok, solo un altro capitolo” e si fanno le quattro del mattino. Cerco di scrivere con il cuore e rispetto sempre il mio pubblico. Voglio sorprendervi e farvi rimanere a bocca aperta, ci metto la firma e seguo tutta la trasposizione televisiva perché c’è il mio nome».
Il primo gennaio 2025 uscirà la nona serie tv, “Missing You” con la protagonista di “Slow Horses” e a seguire, “Run Away”. Cosa può anticiparci?
«Rosalind Eleazar, al centro di Missing You, è una grande attrice. Interpreta la detective Kat Donovan che ritrova online un suo vecchio amore, scomparso nel nulla undici anni prima. L'intero cast è meraviglioso, Richard Armitage torna per la quarta volta e ci sono anche Ashley Walters e Lenny Henry»
Il mondo in questi anni è diventato più violento e rabbioso. Scrivere la rende felice?
«Moltissimo. Non si può competere con la realtà, se avessi scritto gli ultimi dieci anni di politica, nessuno ci avrebbe creduto e avrebbero buttato il libro dalla finestra. Per questo penso che l'evasione, la fiction narrativa sia davvero importante».
Ovvero?
«Non siamo stati progettati per stare tutto il giorno seduti sui social media a leggere articoli su ogni cosa, sempre alla rincorsa sull’ultima novità. Con questo atteggiamento abbiamo mandato in tilt la nostra testa»
Cosa consiglia di fare?
«Dovremmo leggere narrativa. Perché ti rende davvero più empatico. Allontanarsi da qualsiasi bolla che ci riguardi su Instagram e Twitter è utile, persino necessario per non andare fuori giri».
Ha votato alle elezioni?
«Certo ma non dico per chi».
Nessun indizio?
«Non mi piace che i lettori mi leggano andando alla ricerca di indizi per capire se sono repubblicano o democratico»
L’attrice Reese Whiterspoon ha annunciato che avete co-firmato un thriller insieme. Quando uscirà?
«Autunno 2025. Non posso parlare, top secret».
Con lei com’è andata?
«Un giorno è venuta da me, voleva parlarmi di una idea. Ero nervoso, la maggior parte delle storie che mi propongono non mi piacciono. Ma, sorpresa, era una storia grandiosa e lavorare con lei è stato bellissimo. Tutti la amano, lei è una star, una donna d’affari intelligente e ha un book club vero, con tantissimi fan. Ci tiene sul serio».
Come funziona il suo processo creativo?
«Parto da un’idea, non da un personaggio ma so già dove andrò a finire».
Mr Coben dica la verità, le è rimasto un sogno da realizzare?
«Oh sì, voglio migliorarmi e girare nuovi show in altri paesi. Ma a pensarci bene un desiderio c’è, vorrei tornare presto in Italia perché adoro il vostro paese». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero