Joe Galaxy, antieroe spaziale: il tributo al genio di Massimo Mattioli

Joe Galaxy, antieroe spaziale: il tributo al genio di Massimo Mattioli
Guerre Stellari sotto acido. Un Far West intergalattico. O ancora, Paperino vietato ai minori (e ai puri di cuore). Il tentativo di etichettare Joe Galaxy, “avventurista...

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Guerre Stellari sotto acido. Un Far West intergalattico. O ancora, Paperino vietato ai minori (e ai puri di cuore). Il tentativo di etichettare Joe Galaxy, “avventurista dello spazio”, è un’operazione tanto divertente quanto priva di soluzione definitiva. Perché come proviamo ad afferrarlo, il mezzo papero e mezza aquila sguscia via, impreca e fa secco chiunque abbia davanti con la sua pistola a laser. «Ti squaglio le membrane», anzi, direbbe lui. 


Joe Galaxy, personaggio anarchico, sempre contro e sempre per se stesso, torna a essere stampato dopo 30 anni, proprio mentre l’Italia e il mondo piangono ancora la scomparsa del suo creatore, Massimo Mattioli, fumettista romano classe 1943, nome tutelare del mondo underground (è stato fondatore della rivista Cannibale, la stessa che ha lanciato Andrea Pazienza), fantasista irrequieto del disegno, venuto a mancare a 76 anni lo scorso 23 agosto.

La casa editrice Coconino Press, che prima dell’estate aveva ripubblicato anche la versione integrale di Squeak the Mouse, altra serie fortunata di Mattioli, pubblica ora un’edizione antologica intitolata Joe Galaxy - Comics, Space Wonders & Horrors (192 pagine, 23 euro): un volume coloratissimo, svergognato fin dalla copertina, senza regole. Un capolavoro al contrario, per ripresentare il papero antieroe a chi lo ha amato in passato, ma anche per farlo scoprire a chi è nato dopo ed è ora stufo delle narrazioni chic del nuovo millennio. Con una chicca in coda: un racconto inedito, disegnato «per scherzo» dall’autore nel 2018.

In Joe Galaxy tutto è sempre diverso da ciò che ci aspettiamo. Dalla forma (i primi fumetti seguono sagome atipiche, sono a forma di razzo o a raggiera) al linguaggio (pulp, sgangherato, slang, volgare, introspettivo). Dall’arco narrativo (mai uno schema, mai una trama che inizia e finisce come si deve), ai cattivi (dai nomi assurdi, come “Zampone di Avellino II” o “mostro dagli occhi di pidocchio”).

Joe è ricchissimo e arrapato, vorrebbe solo oziare, da buon edonista dell’universo. Mattioli lascia al suo personaggio totale libertà di azione, facendogli prendere direzioni imprevedibili: a un certo punto, per esempio, Joe diventa narratore a sua volta e racconta la leggenda di un mega-hamburger stile Godzilla che distrugge il mondo intero. Pesca a piene mani dalla cultura pop, dai dibattiti anti-capitale, dal cinema degli albori, dall’arte. Un pastiche allucinato: a volte copia e storpia, a volta prevede con fare visionario. Come Squeak the Mouse anticipò Grattachecca e Fichetto (e quando gli si diceva che Matt Groening, inventore dei Simpson, l’aveva copiato, lui rispondeva “E chi se ne frega!”), Joe Galaxy è il padre (o il nonno?) delle avventure di Rick e Morty, cartone animato che trovate oggi su Netflix. 

Tra le tante vignette surreali troviamo una bellissima trovata: «Mentre in iperspazio la vostra astronave percorre spazi enormi in un nientesimo di tempo, in ipospazio percorre in tempi enormi un nientesimo di spazio. L’ipospazio è molto utile a quelli che hanno una fretta boia di non andare da nessuna parte». Ecco, noi vorremmo andare in quel nientesimo di spazio: dove Mattioli e Joe si stanno divertendo molto più di noi. 


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Il Messaggero