Da Verdi a Bellini, non è vero amore: nel libro di Francesco Bracci la storia del difficile rapporto tra gli italiani e l'opera dell'Ottocento

Da Verdi a Bellini non è vero amore Nel libro di Francesco Bracci la storia del difficile rapporto tra gli italiani e l'opera dell'Ottocento
Se si parlasse di cinema, il film che verrebbe subito in mente è "La guerra dei Roses", con quel rapporto di odio-amore che lega indissolubilmente uno splendido...

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Se si parlasse di cinema, il film che verrebbe subito in mente è "La guerra dei Roses", con quel rapporto di odio-amore che lega indissolubilmente uno splendido Michael Douglas a Kathleen Turner, marito e moglie. Ma qui si parla dell'opera dell'Ottocento, che nel libro di Francesco Bracci "Italiani contro l'opera" (per i Saggi di Marsilio) vive un rapporto convulso e difficile con il nostro Paese, anche per i pregiudizi e le convenzionalità dominanti. E' una disamina puntuale quella di Bracci, che traccia la storia dell'ostilità, più o meno sotterranea, di una parte dell'Italia verso l'opera ottocentesca, vissuta spesso come un'eredità ingombrante, rozza e provinciale per molti e, d'altro canto, troppo impegnativa per altri. E così, dalla seconda metà del Novecento, l'opera ha cessato di stare sul podio come genere artistico italiano per eccellenza, nonostante continui a essere uno dei simboli più riconoscibili della nostra cultura.

L'autore vorrebbe non schierarsi, per realizzare un quadro oggettivo. Ma il suo profondo amore per Verdi (il Rigoletto rappresentò per lui la svolta), Rossini, Puccini, Donizzetti, Bellini...arriva forte al lettore, fin dall'inizio, quando nell'introduzione spiega le origini della sua passione cresciuta in contrapposizione al padre. «Quando a 11 anni cominciai a interessarmi alla musica, le istruzioni paterne in materia erano chiare: l'opera italiana era un genere minore, e Verdi in particolare un musicista famoso fra gli ignoranti», racconta Bracci. «Rossini e Puccini se la cavavano un po' meglio, ma non tanto da meritare che si acquistassero o si andassero a vedere dal vivo le loro opere, come si andava invece spesso a Roma a sentire concerti di musica sinfonica nel vecchio auditorium di via della Conciliazione».

L'autore parte da qui e arriva a costruire una storia culturale dell'Italia contemporanea. Nel bene e nel male.

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Il Messaggero