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ROMA Le Picconate non sono esclusivamente l’effetto storico della caduta del Muro di Berlino. Francesco Cossiga si è comportato negli anni del Quirinale, e in quelli successivi, come immaginava si sarebbe comportato Aldo Moro se fosse uscito vivo dalla prigione delle Brigate Rosse. Dunque, un tributo al Maestro che non era stato in grado di salvare.
Questa è la tesi di partenza di “Tre minuti trentuno secondi. Francesco Cossiga: i silenzi e il fragore”, libro del giornalista Giampiero Guadagni, pubblicato dalla casa editrice Marcianum Press con la prefazione di Mario Segni, in uscita a dieci anni dalla scomparsa del politico sassarese.
È il racconto, arricchito da autorevoli valutazioni e testimonianze, della parabola, anche umana, davvero fuori dall’ordinario di una delle figure più importanti e controverse della nostra storia repubblicana. Cossiga ha ricoperto tutte le più alte cariche dello Stato: il più giovane Ministro dell’Interno, il più giovane Presidente del Senato, il più giovane Presidente della Repubblica.
Nella sua personalità sono convissuti aspetti diversi e spesso contraddittori: uomo di vastissima cultura e di profonda fede, capace di altissimi confronti ma anche di colpi molto bassi e di polemiche ruvidissime. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero