Un viale per Pennacchi: «La sua eredità è con noi»

Un viale per Pennacchi: «La sua eredità è con noi»
«Non ho risposte da dare qui adesso, ma stiamo lavorando tanto, stiamo cercando di perfezionare e migliorare le risorse di cui disponiamo, stiamo dando risposte ogni giorno...

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«Non ho risposte da dare qui adesso, ma stiamo lavorando tanto, stiamo cercando di perfezionare e migliorare le risorse di cui disponiamo, stiamo dando risposte ogni giorno alle istanze dei cittadini, ai bisogni degli svantaggiati, alle richieste degli operatori che difendono le loro attività, stiamo soffrendo per superare gli incidenti di percorso che vengono a scompigliare i nostri progetti, stiamo cercando di prestare ascolto alle richieste più semplici che ci arrivano dai cittadini». Così la sindaca Matilde Celentano ha celebrato ieri il 91esimo anniversario dell'inaugurazione di Littoria, oggi Latina: un «battito d'ali», ma anche «un tempo sufficiente per consentire a Latina di essere quello che è: una città moderna, europea, con le carte in regola per guardare avanti». Ha ricordato che è la sua prima volta, il primo 18 dicembre, nelle vesti di sindaco, ma che è anche la prima volta di un sindaco donna. Non nasconde di «essere stata assalita da dubbi e da momenti di disorientamento, perché la mole di problemi e di difficoltà è davvero consistente», e ringrazia quanti le stanno accanto in questa missione, a partire «dai dirigenti e funzionari del Comune». Ricorda «le generazioni che si sono alternate dal 1932 a oggi», passa in rassegna la storia della città, e osserva che «i processi di cambiamento non si fermano mai, e quando crediamo di essere arrivati scopriamo invece che la linea del traguardo si è già spostata in avanti»; e volge uno sguardo a «una percentuale importante della nostra comunità che vive quotidianamente in condizioni di grande difficoltà, a volte proibitive», e al fatto che «una quota di giovani in cerca di prospettive preferisce rivolgere la propria attenzione lontano dalla città di origine, purtroppo avara di opportunità».

UNA STRADA PER PENNACCHI

Un sorriso ironico, forse anche un po' beffardo, ma con uno sguardo sereno. Antonio Pennacchi sorride da lassù, e dal grande poster, appeso sull'edificio della chiusa del canale a Capoportiere. Sorride, lo scrittore pontino Premio Strega, scomparso due anni fa, e guarda in basso, verso la targa che reca il suo nome, a cui ieri è stato ieri intitolato il tratto di via del Lido da Capoportiere alla rotonda Rossella Angelico. In basso, c'è tutta la sua famiglia: la moglie, i figli, i nipoti, le sorelle e i fratelli. E c'è la sindaca, Matilde Celentano, che lo ricorda come «uno dei nostri concittadini più illustri» e parla del suo senso di libertà: «Quella stessa libertà che ha contraddistinto il pensiero di Antonio Pennacchi facendo conoscere la nostra amata Latina in tutto il mondo, attraverso le sue opere letterarie. Sentiamo molto la sua mancanza, ma la sua eredità non ci lascia soli e ci regala sempre spunti di riflessione». "La strada del mare" è stato il suo ultimo epico romanzo, e proprio quella strada, poi divenuta via del Lido, è per un tratto da ieri intitolata a lui. «I fratelli Pennacchi erano 7, oggi siamo rimasti in 5, e siamo tutti qui oggi - ha ricordato la sorella Laura - c'è Amedea, la più piccola, e c'è Fernando, il primo dei maschi, il vero protagonista de "La strada del mare": era tra le squadre che l'hanno costruita, questa strada. C'è un filo rosso che unisce le opere di Antonio: l'inno al lavoro, all'impegno, al sentire, al vedere, al fare». Se il figlio, Gianni Pennacchi, ha ricordato che «per lui non era importante l'ape ma tutto l'alveare: se fosse stato qui oggi, avrebbe voluto questo riconoscimento per tutta la collettività». Commossa la moglie, Ivana Busatto Pennacchi: «Voleva essere amato, e tanto». Il prefetto, Maurizio Falco, infine, ha ricordato un incontro avuto con lo scrittore: «Ha voluto intessere con me un dialogo, per il bene del territorio».

Il 18 dicembre cade anche l'anniversario della dedicazione della Cattedrale San Marco, occasione celebrata nel pomeriggio. Nella sua omelia, il vescovo, Mariano Crociata, ha osservato come «il problema che abbiamo in questa nostra città, anche se non soltanto in essa, è che la visibilità pubblica della Chiesa è quella istituzionale. Quella che dovrebbe emergere è invece una visibilità che non nasce da etichette, vesti o riti, ma da scelte, atteggiamenti, comportamenti».
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Il Messaggero