Un caso di malaria alla Ginestra: ragazzo salvato in extremis e profilassi straordinaria per gli altri ospiti

Il centro La Ginestra di Fondi
FONDI - In Italia è praticamente impossibile contrarla perché, anche dormendo fianco a fianco, non si viene contagiati, eppure un caso di malaria registrato a...

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FONDI - In Italia è praticamente impossibile contrarla perché, anche dormendo fianco a fianco, non si viene contagiati, eppure un caso di malaria registrato a Fondi ha alzato, nelle ultime ore, il livello di attenzione generale nonché costretto il centro d’accoglienza “La Ginestra” a un controllo straordinario. A presentare tutti i sintomi tipici della malattia è stato infatti nei giorni scorsi un 27enne eritreo, fuggito dalle violenze e dalla povertà del suo paese, accolto presso un centro di Vibo Valentia dopo essere sbarcato in Italia e poi trasferito lo scorso 3 settembre a Fondi.


Un viaggio drammatico per il giovane in questione che, oltre al dolore per essere stato costretto ad abbandonare la sua terra, ha sopportato i fastidiosissimi sintomi della malaria come vomito, diarrea e febbre per oltre dieci giorni. Arrivato a Fondi, il personale del centro si è subito accorto della gravità della situazione tant’è che, nella giornata di lunedì, il ragazzo è stato portato in ambulanza presso il pronto soccorso dell’ospedale Dono Svizzero di Formia. Dopo un’attesa estenuante di oltre otto ore, il 27enne è stato trasferito presso il reparto malattie infettive del Santa Maria Goretti dove tuttora si trova ricoverato.

I medici gli hanno quindi subito somministrato le cure del caso assicurando al paziente una lenta ma sicura guarigione. Insomma, se il giovane non avesse tentato il cosiddetto viaggio della speranza, probabilmente non ce l’avrebbe fatta. Benché la malaria sia una patologia trasmissibile solo tramite una zanzara che in Italia non esiste praticamente più o per mezzo di aghi o siringhe contaminate, il centro “La Ginestra” ha ritenuto comunque opportuno sottoporre ad una profilassi straordinaria anche tutti gli altri ospiti.


Come previsto, in quanto medici e assistenti erano certi che la malattia fosse stata contratta in Africa prima della partenza, nessun altro rifugiato è risultato contagiato e il centro è tornato alle sue ordinarie attività. Rifugiati a parte, luglio e agosto sono stati i mesi in cui si è registrato un maggior numero di casi di malaria nel reparto malattie infettive del Santa Maria Goretti. A contrarre questa patologia, molto spesso, sono infatti coloro che vanno in vacanza in Africa o che vi si recano per motivi di lavoro. Come più volte ribadito dal personale del reparto in questione, dalla malaria si guarisce facilmente ma è importante che sia diagnosticata quando è ancora allo stadio iniziale.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero