Strage Cisterna, Alessia, Martina e Desirée ricordate con diecimila rose di lana

Una panchina rossa nel centro di Cisterna di Latina, simbolo della ribellione contro la dilagante violenza sulle donne. In una città colpita duramente dal fenomeno, se si...

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Una panchina rossa nel centro di Cisterna di Latina, simbolo della ribellione contro la dilagante violenza sulle donne. In una città colpita duramente dal fenomeno, se si considerà che solo quest'anno Cisterna ha pianto la scomparsa di Desirée Mariottini, violentata e uccisa a San Lorenzo, e delle sorelline Alessia e Martina, uccise in casa dal padre carabiniere. La panchina rossa è stata inaugurata dalla mamma di Desirée, Barbara Mariottini, che si è seduta per prima, senza dire una parola, tra gli applausi dei suoi concittadini.


Strage Cisterna, la lettera di Antonietta Gargiulo: «Le donne siano ascoltate, mai più violenze sui bimbi»

Poi è partito un corteo di giovanissimi, con una maschera bianca sul viso, che ha attraversato le vie del centro per giungere nella piazza principale dove c'è stato un allestimento da brividi.

L'associazione Latinaknitcrochet ha infatti raccolto 10.000 rose in lana bianca, lavorate all’uncinetto da volontarie di tutta Italia, e poi sistemate a terra formando un enorme Mandala dedicato alle due bambine uccise dal papà dopo essere state tenute 9 ore in ostaggio dentro casa, e a tutte le vittime di violenza.

La mamma di Alessia e Martina, Antonietta Gargiulo, l'unica sopravvissuta alla furia omicida del marito, non ha partecipato all'evento perché lontana da Cisterna.

Ha voluto però inviare una toccante lettera aperta all'intera cittadinanza: «Il mio sogno è che quello che è successo a me e alle mie figlie non si ripeta mai più, che le donne siano ascoltate dalle autorità e tutelate per non avere più paura. Che nessun bambino debba assistestere a violenza e morte in casa sua e in nessun altro, posto perché nessuno sotto questo cielo ha diritto sulla vita di un altro. Il mio sogno è che la società intorno sia più sensibile e dia sostegno a chi vive questo dramma, il mio sogno è che ci siano strutture che accolgano donne e bambini che scappano dalla violenza, che ci siano più controlli sistematici e periodici per chi possiede le armi, soprattutto da un punto di vista medico e clinico. Sogno che ci siano più leggi a tutela delle donne e dei bambini in Italia perché la denuncia o un’ordinanza di un giudice non ti difende da chi ha deciso di ucciderti. Questo è il mio sogno, che nella nostra società mai più si verifichino fatti del genere e sognare è per i coraggiosi».
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Il Messaggero