Tumore al rene, paziente a rischio operata da "sveglia" all'Icot di Latina

Tumore al rene, paziente a rischio operata da "sveglia" all'Icot di Latina
Tre interventi in contemporanea, grazie a tecniche mini invasive e alla chirurgia robotica. Uno di questi con paziente "sveglia" perché l'anestesia generale...

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Tre interventi in contemporanea, grazie a tecniche mini invasive e alla chirurgia robotica. Uno di questi con paziente "sveglia" perché l'anestesia generale sarebbe stata troppo rischiosa. Sono stati svolti all'Icot di Latina che grazie alla presenza di unità operative della facoltà di medicina dell'università "Sapienza" di Roma da tempo non è più un centro esclusivamente specializzato in ortopedia.

Gli interventi sono stati svolti dall'unità di urologia - diretta dal professor Antonio Carbone - che  si avvale delle più recenti strumentazioni per la diagnosi e la cura delle patologie andrologiche e urologiche maschili e femminili distinguendosi per il trattamento mininvasivo del tumore della prostata, della vescica, del rene nonché delle patologie non oncologiche e funzionali dell’alto e basso apparato urinario.

Sono sei le sessioni operatorie settimanali, in grado di rispondere alla  richiesta assistenziale del territorio pontino e non solo. Attività che è stata implementata nel 2020 con l'installazione  del Robot Da Vinci che permette  l’esecuzione di interventi complessi con maggiore rapidità e precisione consentendo non solo di eseguire operazioni sempre più delicate, ma anche di essere riferimento  tecnologico per l’intero polo universitario pontino.

Fra i tre interventi di chirurgia maggiore con tecnica mininvasiva laparoscopica e robot-assistita svolti in contemporanea ce n'è stato uno, particolarmente delicato,  di nefrectomia parziale. L'operazione è avvenuta con tecnica laparoscopica mininvasiva,  avvalendosi anche di una innovativa tecnica di anestesia peridurale che ha permesso di operare a paziente sveglia.

Alla donna di 67 anni era stata diagnosticata una neoformazione renale destra e pertanto era stata posta indicazione a nefrectomia parziale. Le condizioni cliniche  (obesità e compromissione cardio-respiratoria severa)  rendevano l’anestesia generale estremamente rischiosa per la vita della paziente.

«L’innovazione e la complessità dell’intervento eseguito consistono in primo luogo nella scelta di effettuare una nefrectomia parziale laparoscopica, più delicata e complessa rispetto alla nefrectomia radicale - spiega il professor Carbone -  ma anche maggiormente conservativa ed in grado di preservare il rene e la sua funzionalità, cruciale per la salute della paziente in questione. In secondo luogo nell’utilizzo di una tecnica di anestesia peridurale innovativa che ha permesso alla donna di essere operata evitando le complicanze proprie dell’anestesia generale e di avere una più rapida ripresa ed un minor dolore post-operatorio».

L’intervento è stato effettuato grazie alla collaborazione sinergica dell'Urologia con l’unità operativa complessa di anestesia e rianimazione (professori Consalvo Mattia  e Annamaria Palliccia) dello stesso Icot. 

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Il Messaggero