Fratture vertebrali, torna a camminare a 92 anni grazie a una tecnica mini invasiva

Carmine Franco
«Alzati e cammina....» No, non siamo nella parabola del miracolo della resurrezione di Lazzaro ma in una innovativa realtà della neurochirurgia. Così un...

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«Alzati e cammina....» No, non siamo nella parabola del miracolo della resurrezione di Lazzaro ma in una innovativa realtà della neurochirurgia. Così un uomo di 92 anni con una frattura vertebrale ha ripreso a camminare dopo alcuni giorni dall'intervento. L'operazione è stata eseguita da Carmine Franco, specialista nella chirurgia spinale, il quale opera all'Icot di Latina e alla Sant'Anna di Pomezia, sempre per il gruppo Giomi dopo aver diretto il reparto di neurochirurgia al "Santa Maria Goretti" sempre di Latina.


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Fino a dieci anni fa una frattura del genere era trattata con l'immobilizzazione dell'assistito ovvero busto e lunga permanenza a letto. Nel caso di pazienti così anziani i rischi sarebbero stati notevoli. Adesso, grazie alla chirurgia mini invasiva, si risolve la situazione in poco tempo. L'uomo aveva due fratture vertebrali a livello lombare che sono state "cementificate". «Si tratta di una procedura terapeutica più comunemente nota come vertebroplastica percutanea - spiega Carmine Franco - Si pratica una iniezione, in anestesia locale, senza tagli o incisioni, all'interno della vertebra fratturata di una resina acrilica comunemente chiamata cemento che una volta iniettato si diffonde all'interno della vertebra fratturata e si solidifica nel giro di poco tempo, determinando la scomparsa del dolore e la stabilizzazione della vertebra fratturata; dopo qualche ora il paziente può tornare a camminare senza dolore».


Una tecnica che viene utilizzata in particolare per le frattura di vertebre da osteoporosi, anche se viene eseguita pure per altri tipi di lesione. Una tecnica che finora non era mai stata eseguita in età cosi avanzata «a me - dice Franco - è la prima volta che capita e voglio ringraziare Annamaria Palliccia, dirigente del servizio di anestesia dell'Icot, che ha permesso grazie alla sua bravura e professionalità anche del gruppo che dirige di poter realizzare questo intervento in un paziente cosi anziano, tenendo conto della posizione assunta dal paziente durante l'intervento».
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Il Messaggero