Sangue, Latina provincia modello per raccolta e tracciabilità

Francesco Equitani
 Non c'è autosufficienza a livello regionale e meno ancora nazionale, ma in fatto di donazioni di sangue Latina fa la sua parte, risultando prima nel Lazio dal...

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 Non c'è autosufficienza a livello regionale e meno ancora nazionale, ma in fatto di donazioni di sangue Latina fa la sua parte, risultando prima nel Lazio dal 2010 a oggi con 19-20.000 sacche di sangue l'anno e 3.000 di plasma.

A estate ormai inoltrata e con l'emergenza che puntualmente si presenta in questo periodo, Francesco Equitani - dirigente da otto anni del servizio trasfusionale - fa il quadro della situazione. Nei locali provvisori dell'ex farmacia il medico romano, 49 anni, insieme a 7 colleghi, 5 infermieri e 10 tecnici, alcuni dei quali sul territorio, porta avanti il servizio in provincia. Un sistema ormai ampiamente rodato.

«Il sangue che raccogliamo qui per noi sarebbe sufficiente, ma va considerata la presenza di Roma e il sistema regionale di compensazione». Nel Lazio il deficit è cresciuto, servirebbero mediamente 210.000 unità l'anno, ma ne mancano all'appello 15-20.000. Al Goretti oltre quelle del centro prelievi interno, arrivano le sacche da 18 punti di raccolta tra ospedali e Avis grazie a un sistema di tracciabilità unico nel suo genere, grazie anche a una App. Viaggi in contenitori refrigerati, codici a barre, arrivo a Latina, esami virali, etichettatura e sangue immesso nel circuito. Per necessità ordinarie il sangue richiesto la mattina è pronto nel pomeriggio, le urgenze entro un'ora, in caso di necessità impellente la disponibilità è immediata. Il sistema controlla anche la disponibilità nelle frigo emoteche ospedaliere. Il sangue viene usato per anemie acute e croniche, il plasma ceduto all'industria che poi fornisce farmaci specifici.

Resta la carenza, alla quale si può far fronte solo donando. «È un atto di generosità ma prima ancora un dovere civico, sentito e praticato nel mondo civile - dice Equitani - posso capire che ci sono delle remore, ma non debbono diventare un alibi».
Resta, tra i pregiudizi, quello della sicurezza: «Oggi al 99,9% periodico è sicuro, dal 2009 abbiamo un ambulatorio per la tutela del donatore che significa anche tutela del ricevente. L'attenzione è massima, soprattutto nei confronti di nuovi virus e in caso di sospetto quel sangue non si usa». La donazione è anche una forma di medicina preventiva e se ci sono problemi nelle analisi (diabete, colesterolo, ma anche epatiti o hiv che ovviamente non consentono di utilizzare quel sangue) si viene presi in carico dagli specialisti in ospedale, con una corsia preferenziale. «C'è evidenza scientifica che donando - aggiunge Equitani - si riduce il rischio cardio vascolare e del diabete». Il prossimo passaggio dal punto di vista gestionale sarà quello delle richieste informatizzate che consentiranno anche di evitare utilizzo inappropriato del sangue.

Quella del Goretti è una vera e propria officina e di recente ha ricevuto la visita ispettiva dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco: ok al modello organizzativo, da rivedere la struttura. I lavori nei locali del Goretti dovrebbero iniziare tra breve. Ma intanto il trasfusionale va avanti e per donare la porta è sempre aperta.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero