Tre trasfusioni su dieci "non sono risultate controllate e tracciabili". Il Tribunale di Roma ha condannato il Ministero della Salute a risarcire con 700.000...
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«L'ipotesi non remota - dice l'avvocato Renato Mattarelli che ha seguito la vicenda - è che il sangue trasfuso è stato importato negli anni '80 da paesi del terzo mondo».
L'epatite C per la vittima si è trasformata prima in cirrosi epatica e poi in tumore che nel 2018 ha ucciso l'uomo arrivato a 79 anni nonostante non avesse più il fegato, danneggiato irreparabilmente dal virus che, per almeno 30 anni, ha continuato indisturbato a distruggere la sua salute.
«A questo primo risarcimento per i danni patiti in vita dall'uomo, ma di cui beneficeranno solo gli eredi - aggiunge Mattarelli - seguirà una nuova causa da parte dei prossimi congiunti per l'uccisione del loro parente».
La morte per trasfusioni di sangue infetto è l'ennesima che ha origini lontanissime che vanno dalla metà degli anni '60 alla metà degli anni '90 quando il sangue per uso trasfusionale non era controllato e in molti casi comprato da paesi esteri dove notoriamente circolavano fra i donatori virus letali.
Va anche sottolineato che da oltre un decennio, ormai, non si registrano più infezioni correlate alle trasfusioni in Italia Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero