Via libera alla ricostruzione del ristorante "Pesce d'oro"

Via libera alla ricostruzione del ristorante "Pesce d'oro"
Via libera alla ricostruzione del ristorante "Pesce d'oro" a Rio Martino, ma con molte prescrizioni, tra cui il divieto assoluto di ampliamenti, e l'obbligo di...

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Via libera alla ricostruzione del ristorante "Pesce d'oro" a Rio Martino, ma con molte prescrizioni, tra cui il divieto assoluto di ampliamenti, e l'obbligo di eliminare parti non autorizzate o non sanate. Il Comune di Latina ha decretato la positiva conclusione della conferenza di servizi sul progetto presentato dai proprietari del ristorante "Nanè" per la struttura che è ormai un rudere, in una vicenda lunga oltre un decennio. La conferenza di servizi, svoltasi il 16 maggio, segue l'esito di diversi ricorsi presentati dalla proprietà privata in seguito alla conclusione negativa di una precedente conferenza di servizi del 2021.

Un'ordinanza del Consiglio di Stato, nel 2022, aveva sostanzialmente imposto all'ente Parco nazionale del Circeo e al Comune di «riesaminare congiuntamente l'istanza dell'appellante, tenendo conto della situazione effettiva degli immobili, come determinata dagli intervenuti atti di concessione in sanatoria o condono, e trovando una soluzione concordata che consenta alla richiedente di ristrutturare l'immobile», ribadita un mese fa anche dalla sentenza del Tar. La nuova conferenza ha quindi visto come attori la Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio, il Parco nazionale e l'amministrazione di piazza del Popolo. Enti che hanno dato il via libera, ma con numerose prescrizioni.

In particolare, secondo la Soprintendenza, «nelle adiacenze dell'immobile dovranno essere realizzati saggi archeologici preventivi» e, «tutte le successive fasi dei lavori, compresi lo scavo per le fondazioni del nuovo edificio e la posa in opera di sottoservizi, dovranno essere seguite con l'assistenza archeologica». Altre prescrizioni impongono poi che «i pannelli fotovoltaici dovranno essere collocati sulla porzione di copertura dell'edificio in modo da non essere visibili; le verande dovranno essere prive di parti in muratura, di facile rimozione e configurarsi come strutture leggere, in legno e su manto erboso, aperte sui lati e coperte con teli ombreggianti di colore chiaro».

Ancora più stringenti le prescrizioni dell'ente Parco Nazionale del Circeo: «Dovranno essere demolite, se non già eseguite, le porzioni corrispondenti a 75,5 metri quadri di porticato, 79,5 metri quadri di veranda e 120,3 metri quadri di marciapiede; non sono consentiti aumenti di volume o superficie, né di superfici esterne coperte o pavimentate; l'area dovrà essere riqualificata con piantumazione di vegetazione tipica dell'ambiente dunale circostante, con un progetto da sottoporre preventivamente all'ente Parco; la recinzione perimetrale esterna dovrà essere realizzata in legno, con la tecnica di "croce di Sant'Andrea, in modo da inserirsi nel contesto dunale limitrofo».

Si avvia così a conclusione la vicenda del rudere di un ristorante attivo negli anni '70 e '80, poi abbandonato, e i cui attuali proprietari presentarono poi concessione edilizia in sanatoria nel 2009, poi rettificata nel novembre 2022. Un decennio di battaglie legali, che ora sembra giunto al termine.

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Il Messaggero