Da punti di primo intervento a punti di assistenza territoriale, ma la trasformazione è stata impugnata dai Comuni di Cisterna e Cori, oltre che da comitati...
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«Costituisce un elemento positivo l’essere riusciti a fare in modo che i nuovi presidi siano aperti H24, che resti lo stesso personale (un medico e un infermiere per turno), le stesse apparecchiature, ecc.) e che ci sia continuità nelle funzioni precedentemente svolte, ma purtroppo restano numerose criticità. In base al decreto ministeriale 70/2015 la trasformazione dei Ppi in punti di cure primarie sarebbe dovuta avvenire dopo l’avvenuta implementazione dell’assistenza territoriale: a tutt’oggi questo non è avvenuto e le case della Ssalute o non ci sono o come in qualche caso c’è solo un cartello; i tanto decantati percorsi diagnostico terapeutico assistenziali per i cronici non funzionano e neanche il fascicolo sanitario elettronico che viene citato nei protocolli attuativi della delibera 1264/2019». A questo si aggiunge che «è stata modificata l’organizzazione in quanto l’incardinamento dei Pat nel dipartimento di assistenza primaria anziché in quello di emergenza disposto dall’azienda sanitaria locale di Latina oltre a violare il decreto70/2015 recante gli standard ospedalieri potrà essere fonte di problemi trattandosi di un dipartimento in cui opera personale medico specializzato in altre discipline non omogenee con le funzioni che svolgevano i Ppi». Non solo «la decisione di trasformare i Ppi non assicura il rispetto del livello dell’emergenza sanitaria territoriale» e c'è « il mancato adeguamento del servizio di trasporto di emergenza da parte dell’Ares118» che dopo aver indetto un avviso che a suo dire sarebbe servito a potenziare le unità a disposizione lo ha revocato.
Da qui la presentazione del ricorso, affidato all'avvocato Pasquale Lattari del foro di Latina. «È molto grave - conclude Brugnola - che dei cittadini siano costretti a ricorrere al Tar per difendere il loro diritto alla salute, tirando fuori i soldi di tasca propria, quando ci sono persone stipendiate per gestire la sanità o che in base al principio della democrazia rappresentativa sono state elette per tutelare anche la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero