Pronto soccorso affollato, presto l'ampliamento. Le altre iniziative della Asl di Latina

Pronto soccorso affollato, presto l'ampliamento. Le altre iniziative della Asl di Latina
 Il cartello con le scuse è stato tolto ieri, dopo una quindicina di giorni. All'interno dell'ospedale Santa Maria Goretti sembrano fare più scalpore...

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 Il cartello con le scuse è stato tolto ieri, dopo una quindicina di giorni. All'interno dell'ospedale Santa Maria Goretti sembrano fare più scalpore una foto e una lettera affissa in pronto soccorso che la situazione che si vive ogni giorno. Più quanto pubblicato sui media che il funzionamento (o meno) del sistema di verifica dei letti liberi per ricoverare.


La Asl prova a correre ai ripari, ricorda che il problema del sovraffollamento è «generato da molteplici cause tra le quali è corretto ricordare gli spazi a disposizione e la dotazione di posti letto complessivi». Oltre al ricorso all'ospedale «a fronte di situazioni patologiche gestibili attraverso forme diverse, come il ricorso al medico di medicina generale anche organizzato in unità delle cure primarie (Ucp)». In ogni modo la situazione dei 10 codici rossi che erano in pronto soccorso «è stata risolta nelle ore immediatamente successive attraverso la cooperazione tra strutture di ricovero e lo stesso pronto soccorso, garantendo a tutti i pazienti le cure». Non era mancata, sul caso, una frecciata del consigliere regionale di Forza Italia, Pino Simeone.


La Asl ricorda le azioni intraprese finalizzate a risolvere il problema del pronto soccorso, come l'ampliamento degli spazi oggetto di un finanziamento regionale e in fase di affidamento. Al termine ci saranno 340 metri quadrati in più rispetto agli attuali. Inoltre, anche in previsione di un altro classico come l'emergenza influenza, si sta predisponendo una holding area con 10 posti letto, formalizzando accordi con le strutture accreditate e «si stanno intensificando le attività della centrale di coordinamento Ospedale territorio, favorendo la dimissione dei pazienti che hanno esaurito la fase acuta della malattia, presso strutture riabilitative residenziali, per collocarli in assistenza domiciliare». Questo non significa che i disagi spariscono domani, e «resta evidente che qualunque azione possa essere messa in campo non potrà mai consentire di affrontare e risolvere, senza disagi, situazioni di carattere eccezionale come quella di martedì». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero