Omicidio Desirée, in tribunale parlano i parenti della ragazza uccisa

Omicidio Desirée, in tribunale parlano i parenti della ragazza uccisa
La mamma, le zie e la nonna di Desiree Mariottini, la minorenne trovata morta in uno stabile di Roma il 19 ottobre del 2018, sono state ascoltate ieri nel processo a...

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La mamma, le zie e la nonna di Desiree Mariottini, la minorenne trovata morta in uno stabile di Roma il 19 ottobre del 2018, sono state ascoltate ieri nel processo a carico di 4 cittadini africani e che si svolge a porte chiuse davanti ai giudici della terza corte d'Assise.


Nel corso dell'audizione, in base a quanto si apprende, i familiari della ragazza hanno raccontato i giorni precedenti all'omicidio provocato da un mix di droghe. Nel processo sono imputati Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe. Nei loro confronti la Procura contesta, oltre al concorso in omicidio, anche la violenza sessuale.

«Ho fatto tutto ciò che potevo per aiutarla, l'ho sempre seguita e l'avrei cercata in capo al mondo» ha detto Barbara Mariottini, la mamma di Desirée. 

Oltre a lei hanno parlato la nonna Patrizia Mazzoli, assistita dall'avvocato Maria Teresa Ciotti, le zie Michela e Serena. «Desirée è stata sempre seguita ha sottolineato Barbara Mariottini - e tutti noi le abbiamo riservato la necessaria attenzione ma l'handicap alla gamba che la faceva zoppicare, con il passare degli anni, l'aveva resta più sfuggente». Quel difetto fisico, secondo il racconto della madre, l'aveva anche resa facile bersaglio per atti di bullismo da parte di alcuni compagni di classe che la prendevano in giro. E lei, per difendersi, si era allontanata anche dalla scuola. «Ma non l'ho mai abbandonata ha raccontato la mamma avevo anche allertato i servizi sociali ma purtroppo non è servito». 

Poi la mamma ha rievocato i terribili giorni precenti al delitto. «L'abbiamo cercata senza mai fermarci, ininterrottamente per due giorni sia a Latina che a Cisterna, controllando tutti i posti dove poteva essere andata comprese le autolinee e la stazione di Latina. L'avrei continuata a cercare fino in capo al mondo» ha raccontato. Poi quella telefonata dal commissariato che ha spento ogni speranza.


Il processo proseguirà lunedì prossimo, 27 gennaio, con le testimoniane del nonno e del padre di Desirée. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero