Pocket money in ritardo e poco cibo: nuova protesta dei richiedenti protezione internazionale a Fondi

Pocket money in ritardo e poco cibo: nuova protesta dei richiedenti protezione internazionale a Fondi
FONDI - Dopo la maxi protesta dello scorso 26 ottobre in via Zara, i richiedenti asilo ospitati dal centro di accoglienza “La Ginestra” sono tornati a manifestare per...

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FONDI - Dopo la maxi protesta dello scorso 26 ottobre in via Zara, i richiedenti asilo ospitati dal centro di accoglienza “La Ginestra” sono tornati a manifestare per la mancata corresponsione dei pocket money.  Sin dalle prime ore di ieri mattina un nutrito gruppo di stranieri si è recato presso la locale tenenza dei carabinieri per poi proseguire, in corteo, dall’altra parte della città e raggiungere il commissariato di polizia. Alla base dei malumori, non soltanto i problemi relativi ai pocket money ma anche un presunto disagio dovuto all’esigua quantità di cibo che, secondo i manifestanti, viene concessa loro nei centri di accoglienza.


Non è così, però, secondo gli agenti del locale commissariato che sul caso hanno condotto degli accertamenti specifici. Non solo le razioni e i menù sarebbero congrui a quanto previsto dal ministero ma anzi sarebbero state trovate anche tante confezioni di cibo nascoste nei dormitori e nelle stanze dei richiedenti asilo. La protesta si è dissolta in tarda mattinata senza particolari scene di violenza e disordini quando sono arrivate rassicurazioni circa l’erogazione dei pocket money.

Ritardi nel trasferimento dei fondi hanno infatti generato qualche difficoltà ma i responsabili dei centri hanno dichiarato di aver già erogato la metà delle diarie e così continueranno a fare nei prossimi giorni. Un’emergenza, quella dei richiedenti protezione internazionale, che nei prossimi mesi potrebbe finalmente attenuarsi. Rispetto a quest’estate, infatti, il numero di persone presenti nei centri di Fondi sta scendendo grazie al processo di velocizzazione con cui gli enti preposti stanno gestendo le richieste di asilo. Mentre chi non aveva il diritto di soggiornare in Italia è stato espulso chi è stato accettato è stato già trasferito in altre strutture sparse in altre città d’Italia e d’Europa.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero