Dati Movimprese, per le aziende pontine una crescita al rallentatore

Dati Movimprese, per le aziende pontine una crescita al rallentatore
La crisi dovuta a Covid, guerra e rincari energetici ha avuto un grosso peso sulle aziende pontine. Lo dicono i dati di Movimpresa dell'osservatorio Osserfare elaborati dalla...

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La crisi dovuta a Covid, guerra e rincari energetici ha avuto un grosso peso sulle aziende pontine. Lo dicono i dati di Movimpresa dell'osservatorio Osserfare elaborati dalla Camera di Commercio di Latina e Frosinone. È anche vero però che nella graduatoria regionale per tasso di crescita, il Lazio si colloca in pole position (+1,55%, a fronte dello +0,79% nazionale), allungando in misura significativa la distanza rispetto alle regioni immediatamente seguenti. Nelle due province di Frosinone e Latina, il bilancio è positivo per 1.154 imprese (a fronte delle 1.634 aggiuntive dello scorso anno, -30% in termini relativi), tuttavia si mantiene superiore ai valori riferiti all'annualità pre-covid (+753 unità il saldo del 2019). In terra pontina si registra un più evidente rallentamento delle iscrizioni (-8%, in linea con i valori regionali).

A Latina sono 57.497 le aziende registrate. Oltre 3 mila le nuove iscrizioni, a fronte però di 2.438 cessazioni. Il tasso di natività e mortalità, praticamente si equivalgono. È l'attività di servizi e ristorazione che segna il dato peggiore: a fronte di 102 iscrizioni si contano 192 cessazioni, ed è l'unico settore in negativo. Sia le aziende edili, che conta il maggior numero di iscrizioni alla Camera di Commercio (7.635 imprese), sia attività immobiliari e professionali in ambito tecnico e scientifico vedono le iscrizioni in numero superiore rispetto alle cessazioni. «L'anno appena concluso ha mostrato un progressivo peggioramento dello scenario economico - spiega il presidente Giovanni Acampora - dovuto in primis alle spinte inflattive, i cui effetti depressivi sui margini aziendali sono stati inevitabilmente scaricati a valle delle catene di approvvigionamento fino al consumatore finale, erodendo la capacità di spesa delle famiglie, con maggiore evidenza per quelle meno abbienti. Il clima di maggiore incertezza e di rallentamento, con il connesso rischio di una probabile recessione in vista, mostrano segnali indiscutibili di un turnover imprenditoriale che si è raffreddato».

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Il Messaggero