Latina, gli inquilini delle case Ater sistemano il palazzo

Latina, gli inquilini delle case Ater sistemano il palazzo
Hanno deciso di utilizzare il tempo a disposizione per sistemare le palazzine Ater in cui vivono. Siamo al lotto 46, in via Perluigi Nervi a Latina, dove un centinaio di famiglie...

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Hanno deciso di utilizzare il tempo a disposizione per sistemare le palazzine Ater in cui vivono. Siamo al lotto 46, in via Perluigi Nervi a Latina, dove un centinaio di famiglie si sono “autorganizzate” per fare migliorie.


Non hanno chiesto nulla all’ente proprietario, se non  i permessi e un poco di tinta, e hanno fatto tutto da soli, per mutuo soccorso, ciascuno mettendo in campo le sue abilità ed il tempo.

Hanno tinteggiato le parti comuni, ripristinato l’illuminazione esterna, risistemato gli intonaci, potato le piante e tagliato l’erba nelle aree verdi manifestando una ritrovata attenzione per il bene pubblico che è sevizio al loro vivere quotidiano. Si sono rimboccati le maniche.

“Noi – spiega il presidente dell’Ater, Marco Fioravante – abbiamo dato quasi solo un sostegno morale, non nascondo che non ci aspettavamo una iniziativa di questo genere in uno spirito di collaborazione importante e che sta dentro le tantissime iniziative di “recupero” del senso collettivo che ha animato la nostra comunità dove iniziative di autogoverno sono fiorite numerose: da centri di acquisto per difendere i piccoli negozi, alla solidarietà alimentare, a una incredibile rete di volontariato, come al nostro lotto 46. Il tutto nel rigoroso rispetto delle norme di sicurezza per il covid 19, mantenimento delle distanze, presidi di tutela personale e rigoroso rispetto delle norme di igiene preventiva”.

Gli inquilini del lotto 46 si sono dati una loro “struttura” organizzativa ed hanno investito il tempo di questa quarantena per migliorare una scelta auspicio per la ripresa di tutto il paese, hanno rimesso in primo piano la solidarietà di vicinato e l’orgoglio di voler fare le cose insieme, per se stessi e per gli altri.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero