«Noi ostaggi della Pontina». Tutti i giorni residenti a piedi lungo la statale

«Noi ostaggi della Pontina». Tutti i giorni residenti a piedi lungo la statale
Il giorno dopo la tragica morte di Guido Mazza, novantunenne , nel tratto urbano della Pontina è tornata la pericolosa quotidianità per i residenti. ...

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Il giorno dopo la tragica morte di Guido Mazza, novantunenne , nel tratto urbano della Pontina è tornata la pericolosa quotidianità per i residenti.


Martedì mattina l'anziano è stato investito e ucciso da un furgone. Secondo la testimonianza dell'uomo al volante del mezzo Mercedes che lo ha travolto, un idraulico cinquantenne di Borgo San Donato che viaggiava sulla 148 in direzione Roma, la vittima stava attraversando la strada e sbalzata al di là del guardrail, dove è stata ritrovata dai soccorritori del 118: una posizione che starebbe causando non poche difficoltà ai militari dell'Arma, impegnati ad accertare se l'uomo stesse effettivamente passando da una parte all'altra della Statale.
Purtroppo in quel tratto di strada sono in tanti tra i residenti che sono abitualmente costretti a camminare lungo la 148 per spostarsi da casa senza l'auto e in tanti finiscono anche per attraversare a piedi l'arteria. «Una consuetudine pericolosa, ma obbligata» ammettono siverse persone che risiedono lungo la Pontina, nel territorio di Borgo Isonzo.

«Siamo costrretti a mettere quotidianamente a repentaglio la vita per uscire di casa. Qui non ci sono né marciapiedi né protezioni» raccontano. Ieri è bastato farsi un giro per vedere più di un genitore dei piccoli alunni del vicino Istituto Comprensivo di via Bolognini, la cui entrata è sì alle spalle della Statale, ma in tanti escono dalla traversa di via Saltarin che porta direttamente sullo svincolo della 148, a pochi passi della rotonda con via Isonzo.
Malgrado l'incidente mortale ci sono genitori che tornano a casa con i figli tenuti per mano camminando sul margine della statale per raggiungere la propria abitazione. C'è anche chi attraversa la strada tra le macchine che sfrecciavano a tutta velocità.
Sono diversi i residenti che lamentano di essere «prigionieri della Pontina»: come chi vive nel consorzio di Strada Casa Selva. «Qui non hai scelta: o esci in auto o rischi la vita», dice uno di loro.

«Non abbiamo alternative, non ci sono marciapiedi e, se in un primo tratto c'è pur sempre la corsia di emergenza, poco dopo le piante e le canne di bambù ti costringono a camminare praticamente sulla statale» spiega un giovane residente: «Alcuni mesi fa ho portato il mio scooter a riparare da un meccanico in via Isonzo, poco lontano da dove vivo con la mia ragazza: ebbene, lasciato il mezzosono tornato a piedi tra le macchine, me la sono vista brutta, nonostante si trattasse di non più di un chilometro di distanza».
Una criticità confermata anche da diverse persone accorse martedì sul luogo dell'incidente, avvicinatisi una volta sentito il rumore delle sirene e che non si sono sorprese di ciò che era appena accaduto.

«Purtroppo la tragedia era nell'aria. Non solo indiani in bicicletta, ma anche extracomunitari di un vicino centro di accoglienza si aggirano spesso a piedi ai lati della strada, anche nelle ore più buie della notte» lamentavano questi ultimi, ancora scossi dalla morte del loro vicino di casa, molto conosciuto nella zona di Borgo Isonzo. Ieri i parenti sono tornati sul luogo della tragedia per posare un mazzo di fiori bianco, nella speranza di essere gli ultimi a dover compiere il triste gesto in una strada dove le auto sfrecciano accanto ai pedoni.
 

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Il Messaggero