Operazione Tiberio, il Riesame libera Alessandra Bianchi. Unica scarcerazione su 10 arresti

Alessandra Bianchi
Soltanto una scarcerazione su dieci arrestati. L'inchiesta Tiberio supera la prova del tribunale del Riesame: ieri è arrivata la decisione dei giudici sugli ultimi...

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Soltanto una scarcerazione su dieci arrestati. L'inchiesta Tiberio supera la prova del tribunale del Riesame: ieri è arrivata la decisione dei giudici sugli ultimi quattro ricorsi presentato. L'unica ad avere ottenuto la remissione in libertà è l'imprenditrice di Anzio Alessandra Bianchi (difesa dall'avvocato Francesca Roccato) già candidata alle elezioni di Roma con Giachetti. Per lei è stata disposta soltanto l'interdizione per un anno dagli incarichi direttivi nelle imprese.

Restano invece ai domiciliari Domenico D'Achille, Antonio Avellino e Andrea Fabrizio. Per tutti è caduta l'accusa di associazione per delinquere, decisione già adottata nella precedente udienza e dunque già nota.

Inusuale il termine indicato dai giudici per le motivazioni del dispositivo, 45 giorni, un termine molto lungo e probabilmente la decisione è legata alla complessità dell'inchiesta. Resta il fatto che gli avvocati difensori dovranno attendere a lungo per un eventuale ricorso in Cassazione che non può prescindere dalla lettura delle motivazioni.
L'inchiesta Tiberio portò lo scorso 16 gennaio all'arresto di 10 persone con l'accusa di corruzione e turbata libertà degli incanti relativamente a diversi bandi e lavori relativi ai comuni di Sperlonga, Prossedi e Priverno. Il Riesame aveva già confermato il carcere per Armando Cusani, Isidoro Masi, Nicola Volpe e gli arresti domiciliari per Gian Pietro De Biaggio. Mauro Ferrazzano aveva invece ottenuto i domiciliari dal gip dopo un interrogatorio caratterizzato da una sostanziale confessione.

A Cusani viene contestato il reato di corruzione, in relazione al mancato ripristino dei luoghi dopo l'accertamento dell'ampliamento abusivo dell'Hotel Grotte di Tiberio di Sperlonga, di sua proprietà, abuso sancito da una sentenza di condanna del 2014 emessa dalla Corte d'Appello di Roma. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero