LATINA - Sono comparsi ieri mattina davanti al gip del tribunale di Latina Pierpaolo Bortone i due pontini arrestati lo scorso giovedì perché accusati di far...
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«Ho chiesto io di poter svolgere un compito in cambio di denaro – ha raccontato il fondano Antonio Martone – l’ho fatto per soldi perché, dopo il fallimento della mia attività, nei mesi invernali ero costretto a scegliere tra il riscaldamento e il pranzo, ma non conoscono gli altri membri dell’associazione». Il 59enne, insomma, cercava un guadagno facile e si era detto disposto a portare del denaro in Brasile ma aveva messo in chiaro sin dall’inizio che non avrebbe voluto avere nulla a che fare con la droga. «Non ho mai visto in vita mia della cocaina – ha raccontato ancora lo stesso – e non sapevo di preciso a cosa sarebbero serviti quei soldi». La missione di Antonio Martone, poi saltata a causa di un improvviso incendio divampato nel giugno del 2015 al Terminal 3 di Fiumicino, era infatti quella di nascondere 100 mila euro in banconote da 500 euro in un corpetto e consegnare il denaro a un contatto brasiliano di cui il 59enne sapeva pochissimo.
A gestire tutta la situazione, secondo quanto emerso anche dalle intercettazioni, era infatti Nicola Napoletano, amico di vecchia data di Antonio Martone. Il 68enne, difeso dall’avvocato del foro di Roma Roberta Giannini, ieri si è però avvalso della facoltà di non rispondere motivo per cui per chiarire altri dettagli dell’intera vicenda bisognerà attendere la fase dibattimentale del processo. Quanto al possesso dei proiettili, 1.648 munizioni di diverso tipo rinvenute la mattina dell’arresto a casa di Martone, il capo d’accusa è stato inserito in un procedimento separato in quanto risultato estraneo all’indagine principale.
Il fatto che il 57enne di Fondi custodisse legalmente altre due pistole e l’ordinanza di custodia cautelare che già gravava sull’uomo, hanno inoltre scongiurato un ulteriore arresto in flagranza di reato per possesso d’armi. L’avvocato Enzo Biasillo, che ieri mattina ha presentato istanza di scarcerazione per il suo assistito, ha preannunciato che la linea della difesa sarà quella di contestare alla base la gravità indiziaria in quanto il suo assistito, anche dalle indagini raccolte, non risulta in alcun modo corrispondere al profilo criminale di un narcotrafficante. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero