Latina, da Monte San Biagio al Kazakistan per conquistare il successo: la storia di Augusto Amicucci

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LATINA - Snobbato dalle case discografiche italiane e venerato in Kazakistan. E’ l’incredibile storia di Augusto Amicucci, nato a Fondi, cresciuto a Monte San Biagio e...

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LATINA - Snobbato dalle case discografiche italiane e venerato in Kazakistan. E’ l’incredibile storia di Augusto Amicucci, nato a Fondi, cresciuto a Monte San Biagio e maturato artisticamente in giro per il mondo fino a coronare il suo sogno, la musica, a 6mila chilometri da casa. Condividendo il palcoscenico con stelle dello spettacolo kazako e riscuotendo l’apprezzamento del Presidente Nursultan Nazarbayev in persona, che ha recentemente ringraziato il cantautore per i testi di alcuni dei suoi brani e lo ha messo in contatto con gli artisti più in voga del momento.




Una delle sue canzoni più famose, karaJorga, sulla melodia della tarantella napoletana rievoca infatti un’antica leggenda kazaka secondo la quale per trovare una bella moglie bisogna recarsi nel sud, a Shymkent. A poche settimane dalla sua uscita il brano è diventato subito un tormentone, con i media nazionali che hanno cominciato a tempestare il cantante italiano di interviste in tv, sulla carta stampata e sul web. Riacquistata fiducia, Amicucci ci ha quindi riprovato in Italia con un nuovo testo, sull’amore della propria terra, nuovamente snobbato dalle case discografiche italiane ma ancora una volta apprezzato in Asia tanto che la nota scrittrice russa Karina Sarsenova ne ha tradotto il ritornello.



«Era il 1999 – racconta Amicucci - aspettavo il treno che da Lione porta a Saint Etienne, in Francia, quando all'improvviso sentii una signora parlare al figlioletto in un dialetto molto vicino al mio. Era di Rocca D’Evandro e mi disse, con gli occhi lucidi, che per motivi economici non tornava a casa da più di 15 anni. Salii sul treno e cominciai a scrivere “Paesi”, poi trasformata dalla casa discografica in “Moya Strana”».



Nonostante qualche delusione insomma, Amicucci ama l’Italia, la sua patria, e torna spesso a casa per cercare nuove ispirazioni. E’ così che, qualche mese fa, ha pensato a Kaida’, traduzione di Laura non c’è di Nek, cantata in duetto con la talentuosa 14enne Jalisse, stella emergente della musica pop kazaka. A raccontare l’incontro di tutta una vita, è lo stesso Amicucci in una mail fiume:



«Con tanti sacrifici, a dieci anni mia madre mi regalò una fisarmonica, a 17 facevo intrattenimento sull’isola di Ponza, presso il noto ristorante “Miramare da Ciro” e, divenuto un po’ più grandicello, ho cominciato a lavorare sulle navi da crociera. Potevo scrivere canzoni solo nel poco tempo libero finché un giorno, arrivato ad Almaty in Kazakistan, dove lo show business oggi è un settore in grande espansione, sono stato notato da una famosa scrittrice che, il caso ha voluto, fosse anche una produttrice discografica della Ks production. E’ stata lei ad aprirmi le porte del successo in una città di cui nemmeno conoscevo l’esistenza». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero