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Un defibrillatore non a norma, soccorsi medici non adeguati e un certificato di idoneità alla pratica sportiva agonistica rilasciato in seguito ad una visita medica carente rispetto ai parametri richiesti. Sono questi i dubbi sollevati dai genitori di Matteo Pietrosanti, il 15enne deceduto a causa di un malore il 3 marzo dello scorso anno mentre si allenava insieme ai compagni di squadra su un campo di calcio a Priverno che ieri mattina nel corso dell'udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Latina Mario La Rosa si sono opposti alla richiesta di archiviazione del fascicolo del pubblico ministero Giuseppe Miliano, fascicolo aperto all'indomani del decesso del ragazzo e che ipotizzava l'omicidio colposo a carico di ignoti. Matteo quel pomeriggio si era accasciato a terra nello stadio "D'Annibale", ex San Lorenzo, a Priverno davanti agli occhi della madre che stava assistendo all'allenamento.
A nulla erano valsi i tentativi di rianimazione effettuati prima che arrivasse il mezzo del 118: i sanitari avevano tentato di tutto ma per il 15enne di Bassiano non c'era stato nulla da fare.
Malore in campo, Matteo Pietrosanti muore a 15 anni sotto gli occhi della madre: dramma a Latina
Nella memoria si sottolinea inoltre il mancato utilizzo di un defibrillatore nell'immediatezza della perdita dei sensi da parte del ragazzo e si chiede che siano disposte specifiche indagini in capo alla società sportiva circa il possesso del dispositivo obbligatorio per legge». E ancora «non appare approfondita la condotta degli operanti del 118, i quali si sono recati sul posto con personale solamente infermieristico e senza portare con sé, come previsto, un medico a bordo. Il dispositivo asseritamente usato dagli operatori dell'Ares 118 per effettuare i tentativi di rianimazione avrebbe dovuto essere sottoposto a verifiche, essendo il defibrillatore munito di una scatola nera, che consente di verificare quanto registrato dal macchinario durante le operazioni di soccorso. Infine era stato chiesto l'intervento di un eliambulanza, ma non è stata data al velivolo l'autorizzazione ad atterrare in campo. In tal modo, l'unico soccorso ricevuto dal giovane Matteo è stato il massaggio cardiaco dell'allenatore nei primi venti minuti, successivamente il soccorso di due infermieri del 118. A tal fine sarebbe necessario da parte della Procura concludono i legali - procedere ad una previa escussione delle persone offese circa i fatti ai quali hanno assistito come testimoni oculari». La famiglia insomma vuole la verità e il gup si è riservato di decidere sulla richiesta.
Il Messaggero