Operazione Alba pontina: estorsioni agli avvocati e la droga rapinata ai clan rivali La diretta

Operazione Alba pontina: estorsioni agli avvocati e la droga rapinata ai clan rivali La diretta
Conferenza stampa in corso a Roma relativa all'operazione Alba pontina che ha portato in carcere alle prime luci dell'alba 25 persone a Latina. La Direzione distrettuale...

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Conferenza stampa in corso a Roma relativa all'operazione Alba pontina che ha portato in carcere alle prime luci dell'alba 25 persone a Latina. La Direzione distrettuale antimafia parla di oltre 45 capi d'accusa contestati che vanno dal reato di associazione di tipo di mafioso, all'estorsione, al riciclaggio, con l'aggravante della modalità mafiosa. 





«Quello di Latina - sottolinea il procuratore della Direzione distrettuale antimafia Michele Prestipino Giarritta - è un territorio critico, fino ad oggi ci siamo misurati con pezzi di 'ndrangheta e camorra, in particolare sono state svolte indagini con sentenze passate in giudicato relative a gruppi che operavano nella città di Fondi e in altre aree della provincia, sentenze che hanno confermato la modalità mafiosa di questi gruppi, ma qui siamo in presenza di un salto di qualità criminale: vale a dire c'è un gruppo autoctono che da moltissimi anni è insediato nel territorio di Latina e che opera con modalità mafiose». E' la prima volta che emerge un dato di questa gravità, l'esistenza della mafia pontina.

Il procuratore sottolinea che colpisce dalle attività tecniche svolte dalla polizia di Stato, intercettazioni telefoniche e ambientali, come venga esercitata violenza anche quando non ce ne è necessità, colpisce anche la capacità di questo gruppo di relazionarsi con esponenti di altri sodalizi criminali e di darsi un'organizzazione strutturata. «Estorsioni sistematiche a tappeto secondo la regola mafiosa - sottolinea Prestipino - estorsioni che di per sé possono sembrare condotte marginali per la somma del bene estorto, ma non è così: sono strategiche per controllare il territorio, per intimorire e intimidire. Sono stati sottoposti a estorsioni ripetutamente dei professionisti, in particolare avvocati. Una condotta che ha suscitato grandissimo allarme nel Foro di Latina, tanto che alcuni di loro si sono rivolti ai loro organi di rappresentanza che hanno collaborato alle indagini. Non posso che mostrare la mia gratitudine al Consiglio dell'Ordine e ai singoli professionisti che si sono rivolti alle forze dell'ordine e quindi allo Stato». Il dottor Prestipino parla poi di reati di carattere elettorale, non particolarmente significativi, parla di «manovalanza spicciola che attacca manifesti elettorali ma anche episodi di compravendita di voti, si parla di elezioni amministrative, ma è un indice importante della mafiosità di questo gruppo che ha la capaticà di stringere rapporti anche con le amministrazioni e con i gruppi politici del territorio».

IL CAPO, ARMANDO DI SILVIO
Vincenzo Nicolì, primo dirigente dello Sco, il servizio centrale operativo della polizia di Stato, si sofferma sulla capacità di intimidire la rete sociale che li circonda: «Bastava pronunciare il nome dei Di Silvo per spaventare al punto di ottenere quello che si vuole senza neppure chiederlo: ad esempio prendere qualcosa in un'attività commerciale senza pagarla, banale ma è così. Dà la misura di quanto il gruppo sia ormai in grando di intimorire la città». Il capo della Mobile di Latina, Carmine Mosca, dichiara che «il nome dei Di Silvio rappresenta di per sé un'indimidazione. Questi rom, perché da decenni sono radicati nel territorio e non sono più nomadi, si sono impadroniti di alcuni quartieri e si considerano i padroni di quella piazza». Il capo dell'organizzazione è Armando Di Silvio, detto "Lallà", e alternativa nella decisioni è sua moglie Sabina De Rosa, che ha un ruolo importante nelle gestione delle attività criminali insieme a tutto il nucleo familiare.
Mosca parla di estorsioni a tappeto, «con una serialità che rappresenta uno stillicidio per le vittime, che non avevano scampo: mai nessuno ha provato o è riuscito a sottrarsi dalle richieste di denaro che gli venivano imposte».

LA DROGA
Oltre alle estorsioni, l’altro core business del gruppo criminale è il traffico e lo spaccio di stupefacenti, l’affare della cocaina lo definisce il capo della Mobile: «Venivano recuperate partite di droga anche con metodi singolari: il gruppo contattava altri gruppi criminali dai quali acquistare la cocaina, al momento dello scambio il gruppo rom rapinava la cocaina e scappava via. Parliamo di organizzazioni campane, romane o albanesi aggressive sotto il profilo criminale, ma nonostante questo si sono verificati diversi episodi del genere. Metodi che hanno consentito ai Di Silvio di quadruplicare gli introiti. Non solo: erano capaci di sottrarre partite di chili e chili di droga senza che nessuno dicesse niente o si azzardasse a venirle a cercare in territorio pontino».

IL VOTO DI SCAMBIO

Trenta euro a voto, questa è la cifra che veniva chiesta per votare un candidato alle elezioni amministrative, ma il politico non risulta indagato. Su questo gli inquirenti non dicono di più, le indagini e gli approfondimenti sono in corso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero