Latina, il ristorante Impero riapre dopo due mesi: «Era successo solo durante la guerra»

Iris Silvestri
Il ristorante Impero di piazza della Libertà è aperto dal lontano 1934 ed ha chiuso solo durante la guerra. Prima del Covid-19, naturalmente. L’emergenza...

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Il ristorante Impero di piazza della Libertà è aperto dal lontano 1934 ed ha chiuso solo durante la guerra. Prima del Covid-19, naturalmente. L’emergenza sanitaria ha costretto lo storico locale ad attenersi alle regole e a chiudere i battenti per due mesi, cosa mai successa prima. Ora che la saracinesca è tornata su restano le macerie da cui ricostruire.


La titolare, Iris Silvestri, 98 anni e la grinta di una ragazzina, è pronta a ripartire, ma è anche molto arrabbiata. «La situazione è uno schifo, può proprio scriverlo, ieri abbiamo fatto tre coperti ed oggi chissà – racconta -. La gente ha paura e non ha voglia di andare a mangiare fuori e lavarsi le mani, indossare la mascherina, mettere i guanti, scrivere il nome il cognome e il numero di telefono su un foglio prima di mangiare. La gente piuttosto di far tutte queste storie preferisce restare a casa».

D’altronde per Iris, che ne ha vista passare di acqua sotto ai ponti, questa storia dei contagi, della paura e del lockdown è proprio una novità. «Abbiamo aperto il ristorante il 17 dicembre del 1934 – racconta -. Prima di questa data, quando ancora non c’era niente, eravamo sulla circonvallazione nella stradina del consorzio. Avevamo una baracca di legno, ma ci hanno rubato tutto durante la guerra. Anche le fotografie. Quando hanno inaugurato la Provincia che comprendeva il territorio bonificato della palude, ci siamo trasferiti qua. Abbiamo preso la prima licenza per i ristoranti in città. Da quel giorno non ci siamo fermati mai e il ristorante è passato di generazione in generazione. Prima c’era mio padre Virgilio, ora ci sono io che ho quasi 100 anni e sono abituata a stare tutti i giorni tra la cucina e la sala fino alle otto di sera. Ci siamo fermati solo quando c’era la guerra e fino a qualche anno fa, prima che sono arrivate le regole, non chiudevamo nemmeno un giorno alla settimana. Eravamo qui dal lunedì alla domenica. È stato difficile stare forzatamente a casa per due mesi e lo è anche adesso che abbiamo riaperto senza vedere clienti arrivare».

Sulle pareti del ristorante i segni del tempo: le foto dell’inaugurazione, degli anni di attività, di Littoria e poi di Latina. Sono tutte foto in bianco e nero intrise della storia del locale. Chissà se un giorno compariranno sulle pareti anche i ricordi di questo periodo difficile. «Abbiamo tenuto tutto il personale tranne una ragazza che, fortunatamente per lei, ha trovato un altro lavoro – continua la titolare, che con fatica indossa la mascherina -. Tutti i dipendenti non hanno preso ancora un euro dalla cassa integrazione: è assurdo. Non dico bugie se dico che basta ritardare un pagamento e arriva la multa, e invece tutti i ritardi dello Stato? Loro non pagano multe? È difficile perché durante la chiusura abbiamo continuato a pagare affitto e tasse e perché non abbiamo fatto asporto o domicilio. Si è saputo tardi e non eravamo pronti, il nostro è un ristorante diverso: chi è che vuole un piatto di casa cucinato al ristorante e portato a casa? Nessuno».


Riguardo ai costi, Iris è rimasta fedele al suo menù sperando di riuscire a continuare a dare ai clienti la sensazione di tradizione e di casa. «Pensi che al banco dove andiamo sempre, ora un chilo di vongole costa 19 euro. Hanno aumentato il prezzo di 7-8 euro al chilo. Ma noi abbiamo lasciato tutto così com’era, non ci è proprio venuto in mente di alzare il prezzo ai piatti sul menù. Spero che torni presto tutto alla normalità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero