Latina, il corteo dell'8 marzo ricorda le sorelline uccise dal padre: «Oggi qui due di meno»

Latina, il corteo dell'8 marzo ricorda le sorelline uccise dal padre: «Oggi qui due di meno»
Oggi qui due di meno. Si apre con questo striscione il lungo corteo che ieri a Latina ha sfilato in occasione della Giornata internazionale della donna. Ci sono i nomi di Alessia...

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Oggi qui due di meno. Si apre con questo striscione il lungo corteo che ieri a Latina ha sfilato in occasione della Giornata internazionale della donna. Ci sono i nomi di Alessia e Martina in questo corteo, le due bambine uccise a Cisterna per mano del padre, e quello della loro madre Antonietta Gargiulo, ferita da tre colpi di pistola. E c'è la memoria delle 11 donne uccise in Italia dall'inizio dell'anno. E ci sono poi diritti e libertà da rivendicare: la libertà di scegliere, la libertà di non amare, la dignità, la parità dei salari sui luoghi di lavoro. Oltre 250 persone sono partite dal cuore della città e hanno sfilato per le strade del centro, lungo Corso della Repubblica, in Piazza San Marco e fino al Parco Falcone e Borsellino per poi tornare alla base.


Donne, uomini, famiglie, una rappresentanza del Comune, il sindaco e le associazioni che hanno organizzato l'evento e che restano sempre in prima linea anche sul territorio: Centro donna Lilith, Non una di meno, collettivo Cigno Rosso, Seicomesei. C'è ancora molto da fare in questo cammino, spiega Maria Marinelli, presidente del Centro donna di Latina a nome del coordinamento delle associazioni. E sulla strage di Cisterna aggiunge: E' una vicenda di cui hanno responsabilità tantissimi soggetti. Noi accogliamo in casa rifugio tutte le donne che vivono situazioni di pericolo. Probabilmente se anche Antonella fosse arrivata da noi avrebbe avuto quella protezione che le è mancata al livello istituzionale. Il corteo parte senza rumore, con piccoli passi che attraversano la Piazza, proprio per rispetto di Alessia, Martina e Antonella.


Ma il silenzio è viene poi rotto dal suono di decine di coperchi, di fischietti e di canti. E si procede così, lungo le vie della città, mostrando i cartelli che ricordano che il maltrattamento non è una lite coniugale, non è conflitto ma è violenza e che la violenza non è amore. Schierate ci sono anche le donne rifugiate e diversi uomini ospiti delle cooperative Karibù e Astrolabio. Qui oggi si fa educazione spiega Liliane Murekatete, della Karibu ed è un aspetto importantissimo, perché per le donne africane la violenza da parte degli uomini e dei propri mariti non è vissuta come tale. E' quasi la normalità, un gesto d'amore. Oggi qui abbiamo voluto dire: venite qui, venite in piazza a incontrare altre donne per capire che la violenza è un atto gravissimo e che da questa condizione si può uscire.
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Il Messaggero