Frode fiscale, eseguite tre misure cautelari. Sequestrati beni per 2 milioni di euro

I Finanzieri del Comando Provinciale di Latina hanno dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Cassino, su richiesta della Procura...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

I Finanzieri del Comando Provinciale di Latina hanno dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Cassino, su richiesta della Procura della Repubblica, con la quale è stata disposto un arresto ai domiciliari, un divieto di dimora e un’interdizione dall’esercizio di attività commerciali, nei confronti di 3 indagati, responsabili a vario titolo dei reati di riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte nell’ambito di una maxi-frode all’Iva nella commercializzazione di veicoli industriali. Sequestrati beni per 2 milioni di euro,

Le indagini sono state effettuate mediante l’analisi di movimentazioni bancarie, intercettazioni telefoniche, acquisizioni documentali sul territorio nazionale ed in Paesi esteri (Spagna e Germania). In particolare, le Fiamme Gialle della Compagnia di Formia hanno accertato che un soggetto di Gaeta, attraverso alcune società a lui riconducibili ma intestate a prestanome, con sedi legali fittizie situate a Milano e Roma, aveva messo in atto il classico meccanismo della “frode carosello”: acquisto di autoveicoli nuovi in ambito comunitario in sospensione di Iva e successiva vendita in Italia con applicazione dell’imposta, senza però che la stessa venisse versata all’Erario.

 Ammonta a circa 20 milioni di euro il valore dei veicoli commercializzati, mentre è stato quantificato in oltre 4 milioni e mezzo di euro il mancato introito per l’Erario. Il meccanismo fraudolento consentiva di vendere su tutto il territorio nazionale ai clienti finali (in maggioranza autotrasportatori) gli automezzi a prezzi nettamente inferiori rispetto a quelli di mercato, alterando così la normale concorrenza del settore.

I proventi illecitamente accumulati venivano sistematicamente ed abilmente riciclati dal dominus della frode grazie all’opera del coniuge, risultata intestataria di conti correnti e società create ad hoc, nonché di un commercialista dimorante a Milano


 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero