La moto di Luca Sacchi è tornata in pista. Ed è tornata in pista a Latina. L'ultimo a stare in sella alla Tm Supermotard, guidandola sul circuito del Sagittario...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Mi ero ripromesso di farlo - ha detto ad Agenzia Nova il padre Alfonso - perché Luca mi chiedeva spesso di andare a vederlo mentre girava ma non ho avuto mai il coraggio di farlo». Alfonso è un appassionato di moto ed è stato lui a trasmettere quella passione al figlio. «Conosco i rischi e ho avuto sempre paura di vederlo cadere».
Mercoledì della scorsa settimana, quindi, Alfonso e Federico, il suo secondogenito di 20 anni che quella terribile sera è stato tra i primi a soccorrere il fratello poi morto e che oggi ha ricostruito quei drammatici momenti nell'aula di Corte d'assise dove si sta svolgendo il processo agli imputati dell'omicidio, hanno caricato la moto sul carrello stradale e l'hanno portata al circuito di Latina dove è tornata a rombare.
«Quindici minuti io e altrettanti mio figlio Federico - ha detto Alfonso - Mentre Federico era in pista mi sono chiesto se Luca ci stesse guardando e se fosse contento di vedere la sua moto in funzione. Quando Federico si è fermato mi ha indicato un foglietto per terra». Era un adesivo, forse parte della marca di qualche componente motociclistico, o semplicemente l'adesivo del nome di qualche altro corridore che si chiama Luca.
«Io l'ho interpretato - dice commosso Alfonso Sacchi - come un segno inviato da mio figlio per rispondere ai miei pensieri. L'ho quindi attaccato sotto al numero stampato sul serbatoio della moto, il 24, come gli anni di Luca e come il giorno in cui è morto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero