Processo Karibu, battaglia in aula su risarcimenti e parti civili

Processo Karibu, battaglia in aula su risarcimenti e parti civili
L'UDIENZA Nuova battaglia sull'ammissione delle parti civili nella prima udienza del processo Karibu che si è tenuta ieri mattina davanti al giudice monocratico del...

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L'UDIENZA

Nuova battaglia sull'ammissione delle parti civili nella prima udienza del processo Karibu che si è tenuta ieri mattina davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina Simona Sergio del processo a carico di Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo, moglie e suocera del deputato Aboubakar Soumahoro; del cognato Michel Rukundo e di Ghislaine Ada Ndongo, collaboratrice della coop Karibu. Per loro le accuse sono quelle di reati fiscali vale a dire mancati versamenti e false fatture nella gestione della coop Karibu e del Consorzio Aid che si occupavano dell'accoglienza di richiedenti asilo e di minori non accompagnati nella provincia di Latina beneficiando di fondi pubblici. In aula ieri mattina non c'era la Muraketete mentre erano presenti gli altri tre imputati assistiti dagli avvocati Lorenzo Borrè e Francesca Roccato. E sono stati proprio loro a chiedere l'esclusione delle parti civili ammesse alla costituzione in sede di udienza preliminare: si tratta di 16 lavoratori delle due coop, del segretario della Uiltucs Latina Gianfranco Cartisano assistiti dagli avvocati Giulio Mastrobattista, Atina Agresti e Michele Calleri e dei commissari liquidatori di Karibu Francesco Cappello e consorzio Aid Jacopo Marzetti. Secondo i legali della difesa manca una connessione diretta tra il danno quantificato in circa 3 milioni di euro che attraverso l'elusione di alcune imposte è stato causato alla Agenzia delle Entrate - che non si è costituita parte civile - e i mancati pagamenti ai dipendenti di Karibu e Consorzio Aid. Non sarebbe infatti stato specificato il periodo del mancato pagamento degli stipendi. Anche il sindacato, sempre secondo la difesa, non avrebbe subìto alcun danno dai reati fiscali contestati agli imputati così come i commissari liquidatori. In definitiva i danni risarcibili sono esclusivamente quelli derivanti da condotta diretta mentre l'elusione fiscale non avrebbe prodotto conseguenze sui dipendenti ma solo sull'Agenzia delle Entrate. Le richieste di risarcimento delle parti civili ammontano a 30mila euro per ciascun mentre Uiltucs Latina ha fatto richiesta per 100mila euro. I legali di parte civile hanno invece ribadito l'esistenza di un danno per i loro assistiti e hanno sottolineato che l'evasione fiscale ha inciso sulla corresponsione degli stipendi. Il giudice si è riservato di decidere sulle eccezioni e ha rinviato all'udienza del 23 aprile prossimo quando in aula saranno ascoltati i primi testi dell'accusa, rappresentata dal pubblico ministero Andrea D'Angeli: si tratta di due finanzieri e un operatore di polizia giudiziaria che si sono occupati delle indagini. Sono inoltre state calendarizzate altre due udienza per il 28 maggio e il 27 novembre.

Il sindacalista della Uiltucs, Gianfranco Cartisano, attacca: «In udienza abbiamo visto sorrisi e atteggiamenti denigratori da parte di alcuni personaggi rinviati a giudizio quando si è parlato delle difficoltà dei lavoratori. E' la fotografia di queste persone, le quali dichiaravano sempre che gli enti non pagavano, ma in realtà le risorse venivano spese per lo shopping e le spese personali, per i lavoratori non c'erano mai i soldi».

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Il Messaggero