Il Tar boccia il ricorso di una mamma No Vax: «Senza vaccini niente scuola»

Il Tar boccia il ricorso di una mamma No Vax: «Senza vaccini niente scuola»
Ha invocato il diritto all'istruzione chiedendo di ammettere a scuola il proprio figlio non vaccinato. Una mamma no vax di Latina ha incassato una sonora sconfitta da parte...

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Ha invocato il diritto all'istruzione chiedendo di ammettere a scuola il proprio figlio non vaccinato. Una mamma no vax di Latina ha incassato una sonora sconfitta da parte dei giudici del Tar che hanno respinto l'istanza di tutela cautelare, condannando la donna anche al pagamento di mille euro per le spese di giudizio.


I giudici della prima sezione della sede staccata di Latina del Tar hanno ribadito la prevalenza del diritto alla salute su quello all'istruzione. Nell'ordinanza si precisa che il presupposto del danno grave e irreparabile, dovuto all'impossibilità di accedere al servizio scolastico dell'infanzia, è eliminabile «semplicemente adempiendo agli obblighi vaccinali previsti dalla legge, ritenuti di immediata applicazione, come confermato dal parere del Consiglio di Stato del 26 settembre 2017».

Il ricorso era stato presentato contro l'Istituto Comprensivo Giuseppe Giuliano di Latina (dove il bambino avrebbe dovuto iscriversi), il Miur, il Ministero della Salute, dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca. I giudici hanno citato nel provvedimento il recente parere del Consiglio di Stato secondo il quale «la Costituzione, contrariamente a quanto evidenziato dai sostenitori di alcune interpretazioni riduzionistiche del diritto alla salute, non riconosce un'incondizionata e assoluta libertà di non curarsi o di non essere sottoposti trattamenti sanitari obbligatori (anche in relazione a terapie preventive quali sono i vaccini), per la semplice ragione che, soprattutto nelle patologie ad alta diffusività, una cura sbagliata o la decisione individuale di non curarsi può danneggiare la salute di molti altri esseri umani e, in particolare, la salute dei più deboli, ossia dei bambini e di chi è già ammalato».

I giudici sottolineano anche che «la salute non è solo oggetto di un diritto (variamente declinabile come diritto alla cura e diritto di non curarsi e comunque ad esprimere un consenso informato alla cura), ma è anche un interesse della collettività. Sicché, come ricordato dalla Corte costituzionale nella sentenza del 2 giugno 1994, n. 218, la tutela della salute implica anche il dovere dell'individuo di non ledere né porre a rischio con il proprio comportamento la salute altrui, in osservanza del principio generale che vede il diritto di ciascuno trovare un limite nel reciproco riconoscimento e nell'eguale protezione del coesistente diritto degli altri». Il bambino, adesso, per proseguire il suo percorso nella scuola dell'Infanzia dovrà sottoporsi alle vaccinazioni obbligatorie, nel rispetto della normativa oltre che del buonsenso.


Marco Cusumano
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Il Messaggero