Il Tar bacchetta Comune e Ente Parco: «Pesce d'oro, trovate una soluzione»

Il Tar bacchetta Comune e Ente Parco: «Pesce d'oro, trovate una soluzione»
Concludere la conferenza di servizi e trovare una soluzione per l'immobile del "Pesce d'oro" a Rio Martino, nel rispetto di quanto determinato da condoni e...

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Concludere la conferenza di servizi e trovare una soluzione per l'immobile del "Pesce d'oro" a Rio Martino, nel rispetto di quanto determinato da condoni e sanatorie. Il Tar del Lazio ha emesso la propria sentenza, in seguito all'ordinanza del Consiglio di Stato che a ottobre aveva accolto l'istanza cautelare e aveva rinviato al giudice di prime cure la risoluzione della vicenda. L'8 aprile è stata pubblicata la sentenza del Tar che ora impone al Comune di Latina e all'Ente Parco Nazionale del Circeo «di riesaminare congiuntamente l'istanza del ricorrente, tenendo conto della situazione effettiva degli immobili per cui è causa, come determinata dagli intervenuti atti di concessione in sanatoria/condono edilizio e trovando una soluzione concordata che consenta alla richiedente di ristrutturare l'immobile».


Dunque: il ristorante "Pesce d'oro", oggi ridotto sostanzialmente a un rudere, potrà anche essere ristrutturato, ma «tenendo conto della situazione effettiva degli immobili per cui è causa, come determinata dagli intervenuti atti di concessione in sanatoria/condono edilizio».
Infatti, «sono stati sanati tutti gli abusi realizzati alla data del 2 ottobre 2009 evidenziati in giallo nella planimetria (documento allegato agli atti, ndr), che vanno ad aggiungersi a quelli evidenziati in celeste che rappresentano il nucleo originario e al netto di quelli evidenziati in magenta, che sono da demolire».
Il Tar parla infatti anche di «evidenziata diversità dell'immobile in questione, per sagoma e volume, da quello originario, la cui conformità edilizia, quanto alle parti celeste e gialla, non può essere posta in discussione, stante la concessione in sanatoria del Comune del 2009» e per questo, il parere emesso dal Parco nel 1999 «non è più attuale e non può essere riferito al diverso immobile, nella parte regolare, per il quale la parte appellante ha chiesto il rinnovo del titolo edilizio per la ristrutturazione».

Inoltre, viene anche decretato che «il Comune di Latina ha illegittimamente concluso la conferenza dei servizi senza adottare alcuna decisione». Per questo ora, sulle amministrazioni «incombe l'onere di trovare una soluzione alla situazione di impasse che si è determinata con riferimento a un immobile che, fatte salve le parti in colore magenta da demolire, erroneamente il Comune definisce abusivo». Il Tar, dunque, da un lato impone di trovare una soluzione; dall'altra lascia però ancora aperte diverse strade, dato che comunque riconosce come vi siano parti dell'immobile tuttora non autorizzate.

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Il Messaggero