Il detenuto evaso da via Aspromonte non torna a Latina

Il detenuto evaso da via Aspromonte non torna a Latina
Abouelela Dahy Ehab Mahrous, il 22enne egiziano che domenica era evaso dalla casa circondariale di via Aspromonte a Latina, ieri è comparso davanti al giudice del Tribunale...

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Abouelela Dahy Ehab Mahrous, il 22enne egiziano che domenica era evaso dalla casa circondariale di via Aspromonte a Latina, ieri è comparso davanti al giudice del Tribunale di Roma per rispondere del reato di evasione. Il magistrato, dopo aver convalidato l'arresto, ha però disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Latina per competenze.

A quel punto, gli agenti del commissariato Viminale, diretto dal primo dirigente Antonello Soluri, che martedì avevano arrestato il ragazzo nella stazione Colosseo della metropolitana di Roma, avrebbero dovuto riportarlo in carcere a Latina, mettendolo a disposizione dell'autorità giudiziaria.
Ma così non è stato. L'amministrazione penitenziaria, infatti, ha ritenuto opportuno non riportare il 22enne egiziano nel carcere da dove era evaso per una questione di sicurezza e anche di opportunità. Mahrous è così finito in cella nel carcere di Rebibbia. Dopo la condanna per spaccio di droga (stava scontando a Latina un anno e tre mesi di reclusione), dovrà rispondere adesso non solo della violenza sessuale (per la quale aveva ricevuto in carcere la notifica di un'ordinanza di custodia cautelare), ma anche di evasione, delitto previsto dal dall'articolo 385 del codice penale, e rischia una ulteriore condanna fino a tre anni di carcere.
Quanto a Latina, la situazione della casa circondariale è nota da tempo. L'Associazione Antigone, dopo l'ultima visita nel dicembre scorso, aveva ribadito tutte le criticità. «Gli spazi detentivi e le attività risentono dei limiti strutturali dall'istituto risalente agli anni 30 e inserito nel contesto cittadino - si legge nella scheda - Ulteriore complessità è data dalla presenza di più circuiti detentivi (femminile alta sicurezza, maschile media sicurezza e sezione protetta) che non possono svolgere attività in comune. Al momento della visita, su una capienza regolamentare di 76 posti, erano presenti 118 persone: 88 uomini e 30 donne. A fronte dell'esigua disponibilità di spazi che condiziona l'organizzazione delle attività trattamentali, vi è un costante impegno nel valorizzare la fruizione dei locali esistenti. Non vi sono aree per la socialità in nessuna delle 4 sezioni maschili».
Numeri drammatici, addirittura peggiorati da sei mesi a questa parte. Secondo i dati pubblicati dal Dipartimento amministrazione penitenziaria, aggiornati al sei giugno scorso, a fronte di 77 posti regolamentari i detenuti presenti sono addirittura 123, praticamente il doppio del previsto. Ci sono celle - raccontano agenti penitenziari - che sono piuttosto piccole e dove sono rinchiusi anche quattro detenuti in condizioni al limite della sopportabilità. Eppure sono decenni che la situazione resta la stessa. Si è ipotizzato di realizzare un nuovo carcere in un'altra area fuori dal centro cittadino, si è proposto di trasferire altrove la sezione femminile di massima sicurezza, ma poi nulla è cambiato.

Prima della fuga del ragazzo egiziano c'erano stati altri sporadici tentativi di fuga, ma erano stati tutti scongiurati. Bisogna andare indietro di decenni, fino al 1977, per trovare un drammatico tentativo di evasione, quello degli stupratori del Circeo, Angelo Izzo e Gianni Guido, peraltro fallito grazie al sangue freddo degli agenti. Ma questo è un altro problema, il numero degli agenti. Dal sito del ministero risulta a marzo scorso un gap di 20 unità rispetto agli agenti previsti, ma la situazione risulta essere ulteriormente peggiorata e aggravata tra l'altro dalle ferie estive.

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Il Messaggero