Green pass, i parrucchieri di Latina fanno il punto tra disdette e aumento del lavoro nero

Green pass, i parrucchieri di Latina fanno il punto tra disdette e aumento del lavoro nero
Il green pass è obbligatorio anche da parrucchieri ed estetisti da un paio di settimane. Esattamente dal 20 gennaio chi vuole i capelli in piega o le gambe depilate deve...

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Il green pass è obbligatorio anche da parrucchieri ed estetisti da un paio di settimane. Esattamente dal 20 gennaio chi vuole i capelli in piega o le gambe depilate deve prima dimostrare al salone di essere vaccinato o avere con sé un certificato che attesta la negatività al tampone per Covid-19. Anche in provincia di Latina non tutte le clienti hanno preso bene questa novità: c'è chi addirittura di un calo del 50% delle prenotazioni. Parliamo di Glamour, parrucchiere di via Alemanni. «Noi con le regole siamo molto rigidi, ma abbiamo avuto un 40-50% di disdette da quando ci sono le nuove regole in vigore racconta il titolare - Crediamo che tutto questo favorisca il lavoro in nero e il fai-da-te ma ci sentiamo di dire ai clienti che rivolgendosi a chi lavora non in regola mettono a rischio anche la loro sicurezza. Noi adottiamo, dall'inizio della pandemia ad oggi, una serie di precauzioni obbligatorie che vanno dall'uso delle mascherine al controllo della vaccinazione dei dipendenti. Coloro che lavorano irregolarmente non possono garantire niente di tutto questo».

Va meglio a livello di prenotazioni al parrucchiere di via Toscana Koko. «Per fortuna abbiamo clienti diligenti spiega la titolare - e la nostra attività ha risentito poco delle nuove regole: appena il 2% della clientela ha preferito disdire. È chiaro, però, che in questo modo viene servito su un piatto d'argento lavoro a chi non è in regola. Sembra di essere tornati indietro ai tempi del lockdown, in cui cercavamo in tutti i modi di stare al passo con i tempi per lavorare in sicurezza e poi venivamo a sapere di persone che lavoravano in nero come se il Covid non fosse mai esistito. Ai clienti possiamo solo ricordare quanto è importante la sicurezza: noi ci ammazziamo tutto il giorno per igienizzare, sanificare, pulire le postazioni, rispettare tutte le procedure per tenere lontano il Covid. Come si può pensare che chi viene a casa indossando una semplice mascherina faccia lo stesso?».

Anche la titolare di Koko lancia una frecciatina a chi dovrebbe eseguire controlli ed evitare che le nuove regole favoriscano il lavoro in nero. «Purtroppo nella nostra provincia i controlli relativi al lavoro nero nel settore sono pochi, quasi inesistenti. L'80% di chi lavora non in regola pubblicizza alla luce del sole le proprie attività sui social network: basterebbe guardare quelli per capire come vanno le cose».


Qualche furbetto che ha provato ad ostacolare le nuove normative c'è stato. «C'è stata un tentativo goffo di un cliente di provare a entrare con il green pass di un'altra persona, ma quando i collaboratori se ne sono accorti se ne è andato a gambe levate. A parte questo stiamo lavorando tranquillamente» racconta il titolare di Testa Apposto. Per quanto riguarda il lavoro nero crede che sia aumentato un problema già esistente. «C'era prima conclude - e c'è ancora. C'è addirittura chi viene a fare colloqui di lavoro dicendo che il weekend è impegnato perché deve lavorare in nero a casa. Dovrebbero vietare la vendita dei prodotti se non rilasciano codice fiscale e partita Iva».

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Il Messaggero