Gangemi, i prestanome e le rivelazioni dei pentiti del clan Di Silvio

Gangemi, i prestanome e le rivelazioni dei pentiti del clan Di Silvio
C’è un filo comune che lega le più importanti inchieste giudiziarie sulla criminalità a Latina. Ed è ancora una volta grazie alle dichiarazioni...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
C’è un filo comune che lega le più importanti inchieste giudiziarie sulla criminalità a Latina. Ed è ancora una volta grazie alle dichiarazioni dei pentiti Renato Pugliese e Agostino Riccardo che gli investigatori stanno mettendo in fila nomi e circostanze, ricostruendo i ruoli dei gruppi e dei singoli criminali. L’ultimo blitz della Guardia di Finanza, coordinata dall’Antimafia, ha colpito il patrimonio riconducibile a Sergio Gangemi, originario di Reggio Calabria ma da anni residente a Latina. 

Un nome di spicco, considerato vicino alla ‘ndrangheta, con un lungo curriculum caratterizzato da condanne per reati contro il patrimonio e un arresto per tentato omicidio ed estorsione con metodo mafioso. L’indagine, culminata con il sequestro del patrimonio da 10 milioni di euro, nasce dalle «dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Pugliese e Riccardo - scrivono i giudici romani - che hanno riferito circostanze rilevanti sui soggetti terzi utilizzati da Gangemi come prestanome». Per adesso gli investigatori hanno individuato 8 nomi di persone usate da Gangemi per nascondere l’enorme patrimonio frutto di attività illecite. «Gli accertamenti - scrivono i magistrati - hanno consentito sia di individuare altre società e compendi immobiliari riconducibili a Gangemi, del tutto sperequati rispetto alle sue capacità reddituali, sia di identificare ulteriori soggetti interposti». Tra questi c’è il nome di Simone Di Marcantonio, 30 anni, indicato dagli investigatori come un prestanome di Gangemi. Ma quel nome compare anche in un’altra indagine di rilievo, “Alba Pontina”, che ha portato alla condanna del clan Di Silvio per associazione mafiosa. Di Marcantonio, non coinvolto nel processo, viene però indicato da una vittima del clan come una persona di piazza Moro che gli promise 50 euro per votare un candidato a sindaco che concorreva contro Damiano Coletta alle elezioni comunali di Latina del 2016. L’elettore diede il consenso, ma la mattina del 5 giugno 2016 fu avvicinato da Gianfranco Mastracci e Ismail El Ghayesh (indagati in Alba Pontina) che gli intimarono di votare per Tripodi e Bergamo, cosa che effettivamente fece con la promessa di ricevere 30 euro. Il giorno dopo fu inoltre costretto a consegnare la scheda elettorale a Mastracci come dimostrazione dell’avvenuta votazione. 

E’ ancora una volta Agostino Riccardo a fornire dettagli riconoscendo in foto Simone Di Marcantonio: «E’ un uomo di fiducia di Sergio Gangemi, hanno società insieme nel settore delle auto e dell’assistenza agli anziani, hanno tre o quattro centri per le persone anziane, a Sabaudia, Sezze e altri due non so dove...». Secondo l’accusa, Gangemi ha usato numerose società, aperte in Italia e anche all’estero, a lui riconducibili o intestate a prestanome, per reinvestire fiumi di capitali accumulati in anni di attività illecite. Il sequestro del patrimonio di oltre 10 milioni di euro è stato effettuato nell’ambito di un’operazione condotta dal comando provinciale di Latina della Guardia di Finanza in collaborazione con il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma. Il patrimonio, distribuito tra la provincia di Latina, Roma, Milano e Reggio Calabria, è costituito da 53 immobili, tra appartamenti e terreni, un capannone industriale ad Aprilia, cinque veicoli, un’imbarcazione e poi conti correnti personali e societari, quote e l’intero patrimonio di 10 società. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero