Dusty Trade, le intercettazioni: «E' mia nuora Salvatò, non la puoi mettere a fa la commessa»

Dusty Trade, le intercettazioni: «E' mia nuora Salvatò, non la puoi mettere a fa la commessa»
La corruzione si concretizzava dopo una serie di accordi e contatti, sia telefonici che personali. Gli investigatori della Finanza hanno raccolto numerose intercettazioni che...

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La corruzione si concretizzava dopo una serie di accordi e contatti, sia telefonici che personali. Gli investigatori della Finanza hanno raccolto numerose intercettazioni che rappresentano il fulcro dell'indagine Dusty Trade e dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Mara Mattioli.


Il 22 febbraio 2016 Salvatore Martano chiede a Enzo De Meo un incontro e quest’ultimo lo invita a vedersi in commissione tributaria «in modo da poter parlare tranquillamente», scrive il giudice. Al telefono dice: «Se ce vogliamo vedè tranquilli, possiamo parlà in commissione... ci chiudiamo nella stanza...». Probabilmente il timore di essere intercettati al telefono spinge gli indagati a organizzarsi per colloqui di persona, pensando di essere più “al sicuro”.

Nel corso della conversazione, il giorno seguente, De Meo chiede a Martano l’assunzione della nuora, «pretendendo un posto confacente ai suoi studi e con sede a Formia» scrive il giudice.
«E’ mia nuora Salvatò - dice De Meo - laureata in economia e commercio internazionale, non la puoi mettere a fa la commessa, cercate de fa il più presto possibile, lei deve venì a Formia». Pochi giorni dopo Martano rassicura De Meo: il posto di lavoro sarà a Formia e per soddisfare la sua richiesta sposteranno un’altra persona, «ma non quella che ha assunto sempre su richiesta di De Meo».

UDIENZA PILOTATA
L’udienza in commissione del 19 maggio 2016 ha esito favorevole: ricorso accolto, come previsto dall’accordo di corruzione. L’esito viene conosciuto il giorno stesso dell’udienza, prima ancora dell’ufficializzazione.

LA CONSEGNA DEI SOLDI
Qualche giorno prima, il 13, gli investigatori registrano all’interno dell’ufficio di Martano la consegna di 3.000 euro in contanti, ritenuti la tangente per corrompere De Meo. Ma secondo Martano la somma non era adeguata, doveva essere maggiore per poter fronteggiare altre richieste di denaro: «Cinque dovevano esse però... io t’avevo detto 5, così... te rimangono... per cui mano mano poi ogni volta che me rompono il cazzo...». Il giorno dopo Martano va a casa di De Meo e dopo l’incontro invia un sms a una terza persona rassicurandola: «Tutto a posto, ciao». Dopo l’udienza con esito pilotato, anche la nuora di De Meo viene assunta, come richiesto ripetutamente.


Il giudice Mara Mattioli sottolinea che De Meo risulta essere relatore anche della sentenza del 29 ottobre 2014 che accolse parzialmente il ricorso della 2V Costruzione, «sentenza che, in quanto appellata dall’Agenzia delle Entrate, portò il Martano ad attivare altri suoi canali presso l’Agenzia delle Entrate». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero