Donne, il lavoro è la nuova emergenza

Donne, il lavoro è la nuova emergenza
La violenza crea danni enormi in chi la subisce e fa male in ogni sua forma. Ma ce n’è una più subdola delle altre, più insidiosa, più nascosta e...

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La violenza crea danni enormi in chi la subisce e fa male in ogni sua forma. Ma ce n’è una più subdola delle altre, più insidiosa, più nascosta e poco riconosciuta. E’ quella che ti fa il vuoto intorno, che ti chiude alle relazioni con il mondo esterno, che ti fa perdere il lavoro, ti impone di non cercarlo, ti costringe a chiedere e ti affama. E intanto ti fa perdere il contatto con te stessa, la fiducia, la consapevolezza nelle tue capacità. E’ accaduto a tante donne, circa l’80% di quelle che si sono rivolte al Centro Donna Lilith di Latina perché vittime di violenze domestiche e anche di “violenza economica”.

LA NUOVA FRONTIERA
Oltre alle botte, alle minacce, agli insulti, alcune hanno raccontato di essere state costrette a lasciare il lavoro, di non averlo potuto cercare, di non aver mai ricevuto l’assegno di mantenimento per i figli da parte di ex mariti o compagni.
Così il Comune di Latina e il Centro Donna Lilith hanno deciso di celebrare quest’anno la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne partendo proprio da qui: dal lavoro, che diventa lo strumento fondamentale di affrancamento e riscatto.
Il lavoro che conta, in provincia di Latina, appena il 42% di donne occupate e che, in tempi di pandemia, diventa per molte un obiettivo ancora più difficile da conquistare.

LA SCELTA
«Abbiamo deciso di non focalizzarci solo sul nostro lavoro ai tempi del covid – spiega Francesca Innocenti, presidente del Centro Donna - La violenza domestica non è nata e non finirà con il covid. Come associazione chiuderemo l’anno con dati maggiorati: nel 2019 sono state 135 le donne che si sono rivolte a noi per la prima volta, nel 2020 saranno forse almeno 40 di più. E’ cambiato il lavoro, sono cambiati gli obiettivi. Ci siamo trovati a fare i conti con il fatto che ci sono più difficoltà per le donne nel trovare un impiego. La pandemia ha creato continuerà a creare problemi, ma vogliamo dimostrare che il lavoro può cambiare la vita delle donne».

LE OCCASIONI
E’ stato questo dunque il tema affrontato in un incontro trasmesso sulla pagina Facebook del Comune che, proprio in occasione del 25 novembre, ha ripercorso le tappe della straordinaria esperienza del progetto Ilma (Io lavoro sulla mia autonomia) e del laboratorio di pelletteria La.B, nato dall’idea delle due imprenditrici Mara De Longis e Marianna Fratterelli e realizzato con il Comune e il centro Lilith proprio per l’inclusione socio lavorativa delle donne.

I NUMERI
Trenta di loro sono approdate nel LaB, alcune delle quali sono rimaste, altre ancora hanno fatto invece un percorso di orientamento diverso attraverso bilanci di competenze e corsi di formazione specifica che hanno consentito loro di acquisire competenze, consapevolezza e autostima e al contempo solide base per una nuova vita.
Qualcuna ad esempio ha svolto un percorso formativo in un Caf, un’altra un tirocinio in banca mentre una signora sta per iniziare a lavorare in un’azienda agricola.
Le altre sono rimaste nel laboratorio di pelletteria, si sono costituite come associazione di promozione sociale, si sono rese indipendenti dal Centro Donna e nel 2021 diventeranno una cooperativa sociale.

LE MOTIVAZIONI
«Abbiamo scelto come Comune di Latina di veicolare messaggi positivi – spiega l’assessore al Welfare Patrizia Ciccarelli - dalla violenza si può uscire e oggi lo testimoniamo raccontando non una cosa che succederà, ma che è già successa”.

IL RACCONTO
La testimonianza preziosa del lungo lavoro di trasformazione è un documentario prodotto e realizzato da Maga Production e da Gaia Capurso e poi le parole di Sofia, una giovane donna che è uscita dalla violenza e che è stata protagonista del LaB: «Questo laboratorio – racconta – continuiamo a sognarlo con lo stesso coraggio con cui siamo partite un anno fa».


All’incontro hanno preso parte anche il sindaco Coletta, l’assessore Simona Lepori, la responsabile della Uoc Servizi sociali Stefania Krilic, Pina Vallerotonda della cooperativa Astrolabio e Giorgia Ortu La Barbera. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero