Incidente probatorio per tre testimoni del processo sulla morte di Desirée Mariottini. Lo hanno chiesto i pubblici ministeri della Procura di Roma titolari delle indagini,...
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Roma, Raggi vuole riqualificare il complesso dove morì Desirèe
Desiree Mariottini, chiuse le indagini a Roma: in sette rischiano il processo
Desirée, «lasciata morire dopo le droghe e lo stupro»
Per la morte della ragazzina di Cisterna di Latina, drogata, stuprata e uccisa in uno stabile abbandonato di Roma, nel quartiere San Lorenzo, c'è la richiesta di rinvio a giudizio per quattro persone. Si tratta di Alinno Chima, Mamadou Gara detto Paco, Yusef Salia e Brian Minteh. Secondo la ricostruzione degli inquirenti sono loro gli artefici dell'abuso commesso a turno sulla ragazza di 16 anni quasi un anno fa, il 19 ottobre 2018, nello stabile occupato di via dei Lucani diventato terra di nessuno, dove Desirée (nella foto) ha passato le ultime ore di vita. Ore che, secondo la Procura, la minorenne avrebbe trascorso tramortita da un mix letale di droghe in una lenta agonia finita soltanto dopo ore. I quattro uomini, accusati a vario titolo di omicidio, violenza sessuale e spaccio, sarebbero stati gli autori prima dello stordimento, poi dello stupro di gruppo e infine della morte della ragazza, trovata dagli inquirenti la mattina seguente. Non c'è stata nessuna pietà per Desirée, nessun soccorso, nessun barlume di umanità.
Ora i pm chiedono di procedere con l'incidente probatorio e assumere a testimonianza tre persone che ritengono fondamentali per ricostruire durante il processo quanto successo alla ragazza di Cisterna, con l'incidente probatorio le loro testimonianze saranno cristallizzate, avranno lo stesso valore delle dichiarazioni rese in aula durante il processo. Una richiesta che può essere avanzata solo in caso di testimonianze indifferibili o a rischio. In questo caso - sottolineano i magistrati - si tratta di persone che non hanno legami di vita stabili, lavoro o famiglia in Italia, relegati ai margini della società, esiste quindi il fondato rischio che possano allontanarsi dal Paese prima dello svolgimento del processo. Essendo tossicodipendenti potrebbero non essere in grado di testimoniare nel prosieguo, continuano i pm.
Tutto questo considerato che i tre testimoni sono esposti a serissimi rischi di condizionamenti. Uno di loro è stato minacciato e picchiato da uno degli indagati perché la notte dell'omicidio voleva chiamare i soccorsi per Desirée. Un altro è stato picchiato da terze persone che non ha saputo o voluto indicare poco dopo le dichiarazioni accusatorie rilasciate alla polizia giudiziaria, il terzo testimone è stato a sua volta aggredito da tre italiani e un africano. Una quadro preoccupante rispetto al quale i due rappresentanti dell'accusa intendo intervenire a tutela della verità dei fatti. Di qui la richiesta inoltrata al giudice per le indagini preliminari. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero