Dal convegno "La riviera dei boss": «In Provincia di Latina tutte le forme di criminalità organizzata esistenti»

Da sinistra D'Alessio, Sirignano, Galasso, Giarrusso, Esposito, Aielli, De Matteis
SPERLONGA  - C’è la camorra in Provincia di Latina? Domanda sbagliata secondo il questore Giuseppe De Matteis perché nel territorio pontino ci sono...

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SPERLONGA  - C’è la camorra in Provincia di Latina? Domanda sbagliata secondo il questore Giuseppe De Matteis perché nel territorio pontino ci sono praticamente tutte le forme di criminalità organizzata esistenti: dagli zingari, alla ‘ndrangheta, dalla mafia ad associazioni autoctone più piccole. Tra le tante, poi, c’è anche la camorra i cui effetti nel capoluogo sono stati contrastati da famiglie altrettanto pericolose come i Ciarelli e i Di Silvio: «In questi due anni in Provincia di Latina – ha spiegato De Matteis – ho capito che è sbagliato parlare semplicemente di infiltrazioni perché non ci viene risparmiato proprio nulla. Le mafie, tuttavia, vogliono essere silenti ed è per questo che a Latina, dove c’erano altre famiglie “rumorose” a gestire gli affari criminali, la camorra è stata sconfitta».


Quello del questore è soltanto  uno dei numerosi interventi che si sono succeduti nel corso del convegno “La Riviera Dei Boss” che si è tenuto ieri a Sperlonga. Una tavola rotonda organizzata dall’associazione Caponnetto per fare il punto sulla diffusione della criminalità organizzata in Provincia di Latina. Si è parlato dunque, grazie al breve discorso dell’ex consigliere di minoranza della bella località litoranea Benito Di Fazio, anche della mega villa di Cipriano Chianese a Sperlonga, sequestrata e poi confiscata ma ancora non sfruttata per iniziative di pubblica utilità, di Damasco, vicenda giudiziaria la cui sentenza dovrebbe essere, ad avviso del giudice Lucia Aielli, un punto di partenza e non di arrivo, ma anche delle cause che hanno portato tanti interessi diversi a concentrarsi su un unico territorio e alle possibili soluzioni.

«A rendere appetibili queste zone – ha spiegato invece Cesare Sirignano, della procura nazionale antimafia – sono vari fattori tra cui la loro indiscussa bellezza, la contiguità territoriale con il casertano e il napoletano e la presenza di boss della mafia e della ‘ndrangheta di importazione per via del cosiddetto confino di polizia. Non si può parlare di pax mafiosa ma di un vero e proprio patto per grossi interessi, in primis quello del trasporto su gomma da e per il mercato ortofrutticolo di Fondi tra la mafia e la camorra».


E quando sono stati chiesti possibili rimedi ai vari relatori, tra i quali anche il sostituto procuratore della Dda di Napoli Alessandro D’Alessio, il membro della commissione parlamentare antimafia Mario Giarrusso e il presidente della Corte di Cassazione Antonio Esposito (famoso tra le altre cause per la sentenza Mediaset), le risposte sono state tante e variegate: da una più efficace rete di assistenza alle vittime (il giudice Aielli ha raccontato come nel corso del processo Damasco molti dei testimoni abbiano ritrattato) ad una nuova distribuzione delle risorse di polizia perché, come ha spiegato il questore De Matteis, la dislocazione delle forze investigative a Latina è stata predisposta quando nessuno aveva ancora intercettato la presenza della criminalità organizzata.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero