Da Latina all'Aquila per la rapina in gioielleria: arrestato De Lucia

Da Latina all'Aquila per la rapina in gioielleria: arrestato De Lucia
Da Latina all'Aquila per una rapina compiuta a gennaio, in una gioielleria in pieno centro. A mano armata, minacciando i dipendenti e con una fuga tra la follacon un bottino...

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Da Latina all'Aquila per una rapina compiuta a gennaio, in una gioielleria in pieno centro. A mano armata, minacciando i dipendenti e con una fuga tra la follacon un bottino di 80 mila. Uno dei quattro banditi arrestati ieri dagli agenti della Squadra mobile della Questura dell'Aquila (diretti da Danilo Di Laura) con il coordinamento del sostituto procuratore della Repubblica Roberta D'Avolio à Cristian De Lucia, 44 anni, vecchia conoscenza degli investigatori pontini. E' lui uno dei destinatari della misura cautelare firmata dal Gip Marco Billi, insieme a Salvatore Morec, 55 anni, originario di Termini Imerese (Palermo) ma da anni residente all'Aquila; Roberto Sambrini, 53 anni, di Roma e Marco Alfonsi, 42 anni dell'Aquila. I primi tre, già noti alle forze dell'ordine sono stati trasferiti in carcere, l'ultimo ha beneficiato degli arresti domiciliari per il ruolo ritenuto marginale. Sono stati traditi dalle telecamere presenti nella gioielleria e quelle lungo il percorso effettuato dai malviventi anche il giorno del sopralluogo, i tabulati telefonici, e alle intuizioni degli inquirenti.

E così nella ricostruzione della rapina che ha provocato all'Aquila un certo turbamento per le modalità in cui si era verificata (a mano armata, nel cuore dello struscio del centro storico e in pieno giorno), l'accusa ritiene che gli artefici del colpo sono stati De Lucia e Sambrini. Il pontino nel 2019 era stato condannato con rito abbreviato a cinque anni di reclusione per l'assalto al portavalori in Q4 e nel luglio 22 aveva finito di scontare la pena.
Il 27 gennaio i due, volti travisati e armati di una pistola hanno fatto irruzione nella gioielleria (minacciando l'unico commesso e due clienti). In quel momento l'altra commessa che si trovava in una stanza separata si era chiusa nel bagno facendo scattare l'allarme.
Nei concitati momenti i due rapinatori puntando l'arma contro il commesso erano riusciti ad arraffare ciò che era in vetrina: tre orologi Rolex, nove di marca Omega e due di marca Tudor.
Il colpo' durato pochi minuti in verità, ha comunque regalato momenti di tensione quando un altro commesso entrando nella gioielleria aveva avuto una colluttazione con i rapinatori. Tensione arrivata alle stelle quando lo stesso titolare arrivato di corsa da altro locale ubicato a poca distanza dalla gioielleria (dopo aver avuto modo con il suo cellulare di vedere in tempo reale grazie ad una telecamera interna cosa stesse accadendo) aveva tentato di bloccare all'interno i malviventi, impedendo di far aprire la porta.
L'azione era durata poco tempo a causa delle minaccia della pistola puntata alle tempie di uno dei commessi. Quindi la fuga a piedi attraverso Piazza IX Martiri, via Benedetti per salire dopo poco su una Volkswagen Golf' condotta da Moreci.

La visione delle telecamere ha permesso di appurare come il giorno prima Moreci ed i due rapinatori utilizzando un furgone (dato in prestito al primo da un suo amico) con targhe rubate ad altra auto in città, (furto eseguito da Alfonsi) avevano parcheggiato vicino alla scuola De Amicis per effettuare a piedi un sopralluogo sulle vie da percorrere prima e dopo la rapina alla gioielleria indossando gli stessi indumenti poi utilizzati (e recuperati durante le successive perquisizioni). L'audizione poi del titolare del furgone e del proprietario della Golf' estranei ai fatti, ha permesso ancora di più di stringere il cerchio attorno agli indagati - alcuni dei quali già tra loro conoscenti, perché assuntori di sostanze stupefacenti - che sono assistiti dagli avvocati Sonia Giallonardo, Franco Condoleo (Foro di Roma), Sandro Marcheselli (Foro Latina) e Massimo Manieri.

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Il Messaggero