Essere profeti in patria non è mai semplice. Lui c'è riuscito. Ha giocato e vinto, allenato e vinto. Risultati che lo hanno portato su una panchina...
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Dall'A1 come giocatore a quella a bordo vasca, sensazioni?
«Julio Velasco sostiene che quando un ex giocatore decide di allenare, la prima cosa che deve fare è: uccidere il giocatore che è in lui. Diciamo che in questi primi cinque anni da allenatore ho imparato a gestire emozioni e sensazioni pre-partita, anche se non è sempre facile. Senza alcuna presunzione e consapevole delle difficoltà che un campionato così importante può riservare, mi sento pronto per l'A1.
Dal Vietnam al giornalismo, ormai resta solo la pallanuoto o non?
«I lati positivi del precariato. Dopo una prima esperienza ad Hanoi grazie ad una borsa di studio ho iniziato a collaborare per varie testate, specializzandomi in un'area di mondo che mi ha sempre affascinato. Ho vissuto, viaggiato e corrisposto dal sud est Asia. Un'esperienza di vita umana e professionale che mi ha arricchito e che mi porto dentro. Oggi la pallanuoto è ritornata a occupare gran parte della mia vita professionale, ma non completamente».
Lo scorso anno a Latina, con il problema dell'impianto, avete sfiorato i play off. Oggi, a distanza, come vedi la situazione della formazione della tua città?
«Siamo riusciti a fare una grande stagione nonostante i problemi ormai noti. Questo grazie ad un lavoro corale e di squadra portato avanti in primis dal presidente Damiani. Quest'anno Latina è una squadra molto competitiva e con un allenatore di grande esperienza».
Con quali ambizioni parte la Florentia?
«Rimanere in A1. Questo è l'obiettivo principale, con una squadra composta per dieci tredicesimi da fiorentini. Risultati, lavoro e obiettivi affinché nei prossimi anni la Rari torni ad essere un punto di riferimento».
Ma è così difficile essere profeti in patria?
« I tre anni alla Latina Pallanuoto da tecnico sono stati importantissimi per la mia crescita e di questo sarò sempre grato al presidente Damiani e a chi mi è stato vicino, dai dirigenti allo staff tecnico. Io credo che quella passata sia stata una stagione estenuante per tutti. Allenarsi e giocare una stagione in trasferta ci ha consumato e forse entrambi avevamo bisogno di nuovi stimoli. Da parte mia non potevo chiedere di meglio: una società importante, una squadra giovane con cui poter crescere insieme e una città meravigliosa dove vivere con la mia famiglia».
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Il Messaggero