Da domani in libreria "La via perfetta", il libro scritto da Daniele Nardi prima della tragedia sul Nanga Parbat

Da domani in libreria "La via perfetta", il libro scritto da Daniele Nardi prima della tragedia sul Nanga Parbat
Sarà in libreria da domani, 19 novembre, il libro scritto da Daniele Nardi con Alessandra Carati, "La via perfetta. Nanga Parbat: sperone...

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Sarà in libreria da domani, 19 novembre, il libro scritto da Daniele Nardi con Alessandra Carati, "La via perfetta. Nanga Parbat: sperone Mummery" (Einaudi editore). Daniele Nardi è l'alpinista di Latina morto l'inverno scorso durante la salita al Nanga Parbat.  E sempre domani, a Torino, il libro verrà presentato al Circolo dei Lettori.

 
Il libro è «l’avventura di un uomo che, partendo dalla provincia di Latina, tra difficoltà e pregiudizi ha lasciato la propria firma nel mondo dell’alpinismo estremo - spiegano dalla casa editrice - Sulla Terra ci sono quattordici montagne che superano gli 8000 metri: il Nanga Parbat è una di queste. La nona in ordine di altezza e una delle piú difficili; in particolare se la si affronta dallo sperone Mummery, che nessuno ha mai salito. Nei suoi cinque tentativi di conquistare la vetta in invernale, Daniele Nardi lo ha provato quattro volte. Quel «dito di roccia e ghiaccio che punta dritto alla vetta» aveva catturato la sua immaginazione. Un percorso cosí elegante da sembrare perfetto».

L’impresa di Nardi e del suo compagno di cordata Tom Ballard si è interrotta a un passo dalla conclusione, «ma Daniele, come fa ogni alpinista, aveva messo in conto che potesse accadere, e si era rivolto ad Alessandra Carati. Hanno lavorato insieme per quasi un anno. Alessandra lo ha seguito al campo base del Nanga Parbat e, dopo essere rientrata in Italia, è rimasta in contatto con lui fino all’ultimo giorno. Nella posta elettronica aveva un’email che era un impegno: terminare il racconto che Daniele aveva iniziato». Sulla mail Daniele aveva scritto: «Se non dovessi tornare dalla spedizione desidero che Alessandra continui a scrivere questo libro, perché voglio che il mondo conosca la mia storia».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero