Coronavirus, la Croce rossa dona tablet per far comunicare i pazienti in isolamento con i familiari

La consegna dei tableti all'ospedale
 Restare in contatto con i familiari grazie a un tablet. E' il progetto "Distanti ma non soli" della Croce rossa italiana che ieri ha donato...

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 Restare in contatto con i familiari grazie a un tablet. E' il progetto "Distanti ma non soli" della Croce rossa italiana che ieri ha donato all'ospedale  “Santa Maria Goretti” di Latina cinque tablet, completi di scheda Sim.


L'obiettivo del progetto è quello di riuscire a mantenere un minimo di collegamento tra i pazienti Covid-19, ricoverati in isolamento nella struttura pontina, e i loro familiari. Un modo per realizzare quella che ormai è conosciuta come la videochiamata del cuore. Il presidente del Comitato Cri Giancarlo Rufo ha consegnato la donazione al direttore dell’ospedale Sergio Parrocchia, il quale ha ringraziato per questo gesto anche a nome del direttore generale dell’Asl Giorgio Casati e dei colleghi dei reparti Covid cui saranno assegnati i tablet.

La realizzazione di questo progetto è stata possibile grazie alla donazione del Sinafi (Sindacato nazionale finanzieri), che ha consentito di acquistare due tablet. Altri quattro dispositivi (uno resta in stand-by), invece, sono il frutto delle donazioni di privati cittadini raccolte grazie al gruppo Facebook “Sei di Latina se la ami” che ha risposto con molta partecipazione all’appello.

Vedi anche >> donazione_volley_latina_pediatria_goretti-5084628.html

Il presidente Giancarlo Rufo ha dichiarato: «L’angoscia dei pazienti e dei familiari che vivono questo momento tragico, amplifica il dolore e l’apprensione a causa della distanza dovuta dall'isolamento. Alcuni, purtroppo sappiamo che andranno via senza poter nemmeno dire l'ultima parola ai propri cari. Questo lascia un vuoto ancora più crudele, allora pensiamo che poterlo riavvicinare grazie all'uso della tecnologia, spesso demonizzata e utilizzata solo per gioco, possa invece diventare uno strumento che può aiutare tutti, compresi i sanitari che assistono disarmati a questi momenti. Ma ci auguriamo, invece, che tutti possano usarli per comunicare la bella notizia della guarigione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero