«Scusi, prima la temperatura...» Il termoscanner per i dipendenti dell’ospedale “Santa Maria Goretti” è partito in via sperimentale...
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Il personale è dotato del termometro a distanza e prende la temperatura sia all’ingresso principale di via Canova, sia in quello del lato “Porfiri”, al momento dell’entrata al lavoro e quando il turno è concluso.
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Se viene riscontrato il dato da 37,5 gradi in su, la persona che ha un accenno di febbre viene invitata ad andare alla tenda pre triage dove il personale addetto posiziona il saturimetro per rilevare i valori dell’ossigeno nel sangue. Vale a dire uno dei possibili indicatori di difficoltà respiratoria. È noto che l’associazione tra febbre e difficoltà a respirare sono tra i parametri che insospettiscono riguardo alla presenza di infezione da Covid 19. A questo deve associarsi, comunque, almeno la presenza di tosse secca.
I controlli saranno a tappeto, in ottemperanza all’ordinanza 34 del presidente della Regione Lazio che recita: «Tutte le strutture territoriali (residenziali e semiresidenziali) sanitarie, sociosanitarie e socio assistenziali, devono garantire per tutto il personale il controllo quotidiano in entrata e in uscita della temperatura e che i dati siano annotati su un apposito registro, anche elettronico, da custodire nel rispetto della disciplina in materia di tutela dei dati e compatibilmente con la gestione dell’emergenza».
Perché solo il personale? E cosa accade con i frequentatori dell’ospedale? Alcuni visitatori, infatti, continuano a poter entrare al “Santa Maria Goretti” con la certificazione dei reparti ai quali afferiscono o sulla base di cure alle quali devono essere sottoposti. L’ordinanza della Regione non parla di loro, ma in ospedale ci si è già organizzati con una sorta di “pre triage” che viene svolto prima dell’inizio delle eventuali prestazioni o dell’ingresso ove consentito per assistere i familiari. Della serie che il personale del “Goretti” chiede se ci siano o meno sintomi, sia stata avvertita febbre di recente, siano stati notati cambiamenti negli ultimi giorni per quanto attiene la respirazione. Precauzioni che, unite a quella delle mascherine e degli altri dispositivi, consentono di far accedere in sicurezza chi è autorizzato a farlo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero