Per tre giorni è rimasta in isolamento all’ospedale “ Fiorini” di Terracina. Una condizione respiratoria molto seria, gli accertamenti con i tamponi per...
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Motivo? Lo specialista - a quanto sembra - non si “fidava”, il caso era singolare, anche in presenza di tampone negativo andava approfondito. Bene, arrivo dell’ambulanza con tutti i dispositivi di “biocontenimento”, personale con le tute bianche che abbiamo imparato a conoscere, paziente portata nel mezzo di soccorso e trasferita al “Goretti” ma.... Nel frattempo era stata in reparto, nessuno aveva adottato le precauzioni per il Covid 19, se poi esce fuori che si tratta di un caso positivo? È la preoccupazione del personale del “ Fiorini” entrato in contatto con la donna. Possibile che ci sia stato un ripensamento del genere?
Magari non sarà nulla, il medico voleva semplicemente approfondire, ma è chiaro che adesso c’è timore. Qualora, infatti, la paziente si fosse infettata per Covid 19, si pensa subito alla possibilità- di aver contratto il virus.
Uno dei principali problemi da affrontare nell’emergenza è proprio la paura degli operatori, alle prese quotidianamente con il rischio e preoccupati di portare “a casa” l’infezione, quindi di coinvolgere i familiari. È una paura comune, magari non ci sarà nulla di grave nel caso della donna, ma è quantomeno singolare questo “viavai” tra il negativo, il ricovero e poi il “richiamo” per approfondimenti. Clinicamente necessari, con tutta probabilità, ma che hanno creato inevitabile apprensione fra medici, infermieri e ausiliari che sono entrati in contatto con la paziente. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero