Coronavirus, medico contagiato: chiusi ambulatori di Priverno e tamponi al personale

Il Serd di Priverno
Un medico positivo al Covid 19, la struttura chiusa in via precauzionale, i tamponi al personale e oggi la sanificazione dei locali. Sperando che i risultati dei test escano...

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Un medico positivo al Covid 19, la struttura chiusa in via precauzionale, i tamponi al personale e oggi la sanificazione dei locali. Sperando che i risultati dei test escano negativi e l’attività possa ripartire immediatamente. Fino a lunedì, intanto, resteranno chiusi gli ambulatori  di via Torretta Rocchigiana a Priverno che ospitano il Serd e altri servizi, tra cui la guardia medica. È stato stabilito, appunto, in via cautelativa.  


Il medico svolge attività ambulatoriale come oculista (e non all'interno del Serd come si era appreso inizialmente) ed è residente a Roma, ha incontrato colleghi e personale nei giorni scorsi nello spazio comune delle timbrature ma anche in casi del genere si sceglie la chiusura precauzionale.

Si attende l’esito dei tamponi effettuati, anzitutto, quindi si risalirà ad altri eventuali contatti avuti dal paziente risultato positivo sia nello stabile,  sia con altre persone. Si dovrà verificare se possano possano esserci ulteriori contagi.

Dall’inizio dell’emergenza diversi servizi territoriali   hanno ridotto la propria attività o svolgono quella indispensabile utilizzando tutti i dispositivi di protezione.   In via precauzionale, comunque, si risalirà ai possibili “link epidemiologici” come avviene in ogni caso di contagio, risalendo alle persone frequentate in maniera più assidua e anche a possibili contatti occasionali. Finora i sanitari risultati positivi - che non arrivano a una decina in tutta l’azienda di Latina - non hanno contagiato altri colleghi. L’ultimo caso quello di un infermiere dell’area chirurgica al “Goretti” di Latina, anch’egli seguito a domicilio. I tamponi dei colleghi sono risultati negativi.

Vedi anche >> Coronavirus, infermiere contagiato. Gli ausiliari: «Per noi niente tampone» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero