Non sono i “numeri” dei tempi di crisi, ma con le mutate condizioni e la necessità di rispettare le distanze, al pronto soccorso del “Santa Maria...
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Nel primo periodo di emergenza il pronto soccorso si era praticamente svuotato, gli accessi ridotti a un terzo, adesso tornano anche le patologie che non avrebbero bisogno di andare in ospedale. Gli accessi sono divisi, c’è il triage dell’area Covid e quello - al termine della salita con il ripristino dell’ingresso dell’ex pronto soccorso - per i non Covid. Ieri qui si è creato un inevitabile “assembramento” tra accesso, sala posteriore, corridoi e spazi a disposizione nelle sale visita. Difficile mantenere il distanziamento, insomma. A questo si aggiunga la presenza di accompagnatori e la situazione è tornata quella di un tempo, certamente con meno persone in attesa ma comunque da tenere sotto controllo.
«I contagi nelle strutture sanitarie sono ancora un problema - aggiunge Trimarchi - siamo riusciti finora a evitare il peggio, con i percorsi il Goretti ha dimostrato di limitare i danni, ma adesso sembra saltato tutto e c’è una commistione alla quale si deve mettere mano».
Ci sono i dispositivi, si cerca di mantenere le distanze, ma siamo in un ambiente - quello ospedaliero - dove il virus rischia di trovare un terreno fertile. È bastato vedere quanto accaduto con la dialisi a Priverno, non ci si può permettere un focolaio all’ospedale “Santa Maria Goretti” o in altre strutture sanitarie. Senza il caso della dialisi, probabilmente, la provincia di Latina sarebbe a zero contagi ormai da tempo.
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Il Messaggero