Compie 70 anni Ilario Mancini, il "mister" educatore che ha lanciato tanti giovani

Ilario Mancini con Diego Armando Maradona
Oggi, 29 dicembre, Ilario Mancini compie 70 anni, un allenatore che nel mondo del calcio è stato prima di tutto un educatore: personaggio vecchio stile, con il consiglio e...

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Oggi, 29 dicembre, Ilario Mancini compie 70 anni, un allenatore che nel mondo del calcio è stato prima di tutto un educatore: personaggio vecchio stile, con il consiglio e una buona parola sempre pronte, in molti lo ricordano con piacere anche oggi che ha lasciato l'attività per dedicarsi alla famiglia.


«Era il classico allenatore che prima di dedicarsi alla tattica e all'allenamento, ti chiedeva come stavano andando le cose a scuola, non esisteva solo il calcio ma secondo lui anche gli altri sport contribuivano alla formazione e poi per lui il rispetto è sempre stato un pilastro dell'attività sportiva, le stesse cose che mi trovo a ripetere ai mio figlio ancora oggi - ricorda Francesco, che dal mister Ilario è stato allenato negli anni all'Agora Santa Rita - Insieme a Maurizio Pinti, che all'epoca allenava la Juniores, era riuscito a creare un'alchimia perfetta: per lui era necessario già tanti anni fa che la prima squadra avesse un rapporto strettissimo di collaborazione con la squadra giovanile e così molti di noi, più piccoli, eravamo stimolati a fare sempre meglio pur di essere convocati tra i grandi».

Ilario Mancini è nato a Latina, quando al juke boxe si suonavano Claudio Villa e Nilla Pizzi, poi si trasferisce in Argentina con la sua famiglia, lì nascono il fratello Carlo e la sorella Maria Luisa prima di tornare nuovamente in Italia nel 1964 per restarci definitivamente. «Insieme a mio fratello ho iniziato a giocare nel Cos Latina, dai Salesiani, poi entrambi siamo stati chiamati dal Latina Calcio e io ho avuto la possibilità di giocare fino alla categoria De Martino, conosciuta oggi come Primavera - ricorda Ilario, mentre sfoglia l'album dei ricordi con una marea di foto in bianco e nero - Giocando terzino mi sono trasferito al Nettuno, poi ho continuato con la mia carriera ma da allenatore, fin dagli anni Ottanta con le giovanili del Pantanaccio insieme ad Angelo Grasso, all'epoca il presidente era Claudio Pistilli, e in quell'avventura sono venuti fuori diversi giocatori tra cui Fabrizio Cencia e Massimo Strozza che poi ha fatto strada arrivando fino al Milan di Costacurta, Gullit e Van Basten. Poi mi sono trasferito al Borgo Grappa insieme a Franco Morano e anche lì ci siamo tolti delle belle soddisfazioni».


Certo il mondo del calcio locale, soprattutto giovanile, è cambiato molto negli anni ma un ricordo molto vivo è quello dell'avventura all'Agora Santa Rita. «Dagli allievi mi danno in mano la prima squadra che partecipava al campionato di Seconda Categoria, eravamo in zona retrocessione e a fine stagione arriviamo quarti e ci guadagniamo l'accesso in Coppa Lazio, una manifestazione che poi l'anno successivo portammo a casa in una partita epica giocata allo stadio Flaminio di Roma, era il 1996 e vincemmo 2-1 con il Casilina grazie a una doppietta di Ulisse - ricorda il coach con gli occhi lucidi - il resto è stata un'ascesa fino alla conquista dell'accesso nel campionato di Promozione: dopo due anni ho detto addio alla carriera da allenatore». In dieci anni all'Agora Mancini ha vinto la Coppa Lazio con tanti ragazzi di Latina (che fu per moltissimi anni l'unico trofeo di un certo livello vinto da una squadra pontina) ma anche premi legati alla disciplina, senza dimenticare il lancio di alcuni giovani interessanti: Gianluca Viscido (Latina), Alessandro Fioravanti (Cagliari), Emiliano Palmieri e Andrea Bellamio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero