Il racconto di Collina: «E' partito tutto da Latina, volevano vedere la reazione dei tifosi di fronte a un arbitro calvo: il test fu arbitrare al Francioni»

Il racconto di Collina: «E' partito tutto da Latina, volevano vedere la reazione dei tifosi di fronte a un arbitro calvo: il test fu arbitrare al Francioni»
Lo aveva già detto in un'intervista televisiva, di recente le sue dichiarazioni sono state riprese sulla pagina Facebook degli Ultimi romantici del calcio. Il...

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Lo aveva già detto in un'intervista televisiva, di recente le sue dichiarazioni sono state riprese sulla pagina Facebook degli Ultimi romantici del calcio. Il protagonista è Pierluigi Collina, una carriera partita - come tutti - dai campi di periferia e arrivata fino alla presidenza della Commissione Arbitri della Fifa, la federazione calcistica mondiale. Una carriera per la quale è stato decisivo lo stadio Francioni di Latina. Sì, era il 2 febbraio 1986 e dopo due mesi di stop l'arbitro di Viareggio tornava in campo. Uno stop, pensate, deciso perché l'alopecia lo aveva lasciato senza capelli e i vertici dell'Associazione arbitri - allora - volevano vedere quale fosse la reazione dei tifosi di fronte a un arbitro calvo. «Mi mandarono ad arbitrare una partita in Interregionale, su un campo che faceva a quel tempo 5-6 mila spettatori. Una sorta di test per vedere come reagisse la gente a un arbitro senza capelli».


La partita era Latina-Spes Omi, i nerazzurri guidati da Giancarlo Sibilia vinsero 6-1 con tre reti di bomber Mannarelli (una su rigore), quindi Frezzolini, Polidori e Di Trapano. Un anno particolare per il Latina che conquistò la promozione in serie C davanti al Cynthia, chiudendo il campionato con 43 punti (erano ancora 2 quelli a vittoria) davanti ai castellani a 41. La squadra del capoluogo segnò 51 reti, subendone 23 in 30 partite nelle quali ottenne 17 vittorie, 9 pari e venne sconfitta 4 volte. «Non mi ricordo delle partite di Champions - è ancora il racconto di Collina - ma ricordo esattamente questa, perché pensare che il mio futuro potesse dipendere da un aspetto tricotico e non da una qualità in campo per me era un'assurdità. Devo dire grazie al pubblico di Latina, che era molto più interessato alla qualità dei miei fischi che all'aspetto estetico. Ricominciai ad arbitrare e fine del problema. Quando vedo un bambino col cappellino perché si vergogna di far vedere che non ha capelli mi commuovo perché lo capisco, l'ho vissuto anche io. Però gli vorrei dire che una bella testa senza capelli è comunque, assolutamente bella».



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Il Messaggero