Chiesa e istituzioni europee, l'incontro del vescovo Crociata al Rotary club

Monsignor Crociata con il presidente del Rotary, Alfredo Cugini
“Il ruolo della chiesa cattolica nell’ambito dell’Unione Europea”. E'  stato questo l’argomento trattato da monsignor Mariano Crociata,...

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“Il ruolo della chiesa cattolica nell’ambito dell’Unione Europea”. E'  stato questo l’argomento trattato da monsignor Mariano Crociata, vescovo di Latina e vice presidente del Comece, la Commissione delle conferenze episcopali della comunità europea, in un incontro organizzato dal “Rotary Club Latina”.

L’incontro, presieduto da Alfredo Cugini, presidente del Rotary di Latina, ha visto una lectio magistralis di monsignor Crociata, che ha analizzato i rapporti sia di carattere giuridico che squisitamente diplomatico che intercorrono tra la Chiesa cattolica e l’Unione Europea.

Il vescoco ha evidenziato come alla Chiesa stia a cuore l’Unione europea ed il bene di tutti i cittadini, la difesa di valori e principi che riguardano il bene comune dei popoli europei senza perdere di vista la propria missione pastorale.

E se un cristiano si ritrova, senza fatica, a riconoscersi nei principi   sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea «ciò tuttavia non basta a superare le difficoltà del presente, non tanto nelle relazioni formali, quanto nell’intreccio di tensioni e pulsioni culturali che attraversano il corpo sociale dei popoli europei - ha detto il vescovo - tensioni e pulsioni che trovano all’interno delle istituzioni europee sponde e gruppi di pressione che rendono controverse e difficili sia l’interpretazione delle affermazioni di principio della Carta Europea, sia più in generale il dialogo e la comprensione reciproca». 

Il presidente del Rotary Club Latina  ha poi chiuso la serata evidenziando l’importanza di «alzarsi in piedi» e di impegnarsi sempre più nel tessuto sociale.

 

Alla presidenza dei lavori erano presenti, fra gli altri,  il vice presidente del club di Latina Giovanni Lungarella e i past president Ivan Simeone e Andrea Nascani.

 

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Il Messaggero