Bonus 110%, l'ordine dei commercialisti scrive ai parlamentari pontini: «Ultime norme penalizzanti»

Bonus 110%, l'ordine dei commercialisti scrive ai parlamentari pontini: «Ultime norme penalizzanti»
Una richiesta di «immediati interventi correttivi agli ultimi provvedimenti adottati dal governo Draghi in materia fiscale, apparsi inappropriati e molto penalizzanti per...

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Una richiesta di «immediati interventi correttivi agli ultimi provvedimenti adottati dal governo Draghi in materia fiscale, apparsi inappropriati e molto penalizzanti per imprese e cittadini». E' quella che l'ordine dei commercialisti di Latina ha fatto con una lettera ai parlamentari e agli europarlamentari  eletti nel territorio.

Il presidente  Efrem Romagnoli - a seguito di analisi congiunta con il coordinatore della commissione fiscalità, Nicola Forte - ha scritto riferendosi al decreto approvato lo scorso venerdì 21 gennaio che «cambiando la normativa, preclude le cessioni, oltre la prima, dei crediti di imposta derivanti dai bonus edilizi, introdotti per fare fronte alla carenza di liquidità durante il periodo emergenziale e per la ripresa economica. In tal modo, invece, ci sarà una limitazione all’acquisizione dei crediti, oppure verranno introdotte condizioni bancarie molto più onerose, così danneggiando le aziende e quindi i cittadini».

«Altrettanto incomprensibile è la riduzione del limite per ottenere la rateazione delle cartelle di pagamento, senza modello Isee, da 100.000 euro a 60.000 euro.  Inoltre da inizio 2022 risulta incrementata la notifica di cartelle di pagamento (prese in carico nel 2020), e appare necessaria una rottamazione “quater” con cancellazione di sanzioni e interessi, che comprenda anche il 2020».  

Contestata anche   la modifica circa la rivalutazione dei beni immateriali, mentre viene sottolineato come il decreto « prevede forti limitazioni e conseguenti pregiudizi per il diritto di difesa tributaria dei contribuenti, destinatari di ruoli e cartelle non validamente/regolarmente notificate per cui prima si è costretti a pagare e solo dopo si può ricorrere».  

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Il Messaggero